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LA RABBIA DEI RESTAURATORI. La denuncia della CNA: manca un vero confronto con il governo. Troppa burocrazia, clientelismi, appalti onerosi
28/01/2008

Burocrazia, accentramento, mancanza di dialogo con le imprese. E anche storie di ordinario clientelismo ministeriale, degne della peggior prima repubblica. Questi i mali che, secondo CNA artistico e tradizionale, si annidano nel settore dei beni culturali italiani. «Nel confuso panorama italiano della conservazione e valorizzazione dei beni culturali e' in atto da decenni un faticoso, penoso, percorso di transizione», spiega Gian Oberto Gallieri, coordinatore di CNA restauro.

«Lungo questa strada, negli anni, la CNA, con le sue imprese di restauro, e' stata coerente protagonista di un tentativo di cambiamento». Tentativo pero' reso marginale, secondo l'associazione, da una volonta' istituzionale a prevalenza burocratica, tendente alla centralizzazione e, conseguentemente, all'esclusione del dialogo di fronte alla realta' italiana del settore estremamente composita. «Cosi' la mancanza di un vero confronto con le categorie interessate ha reso ancor piu' evidente l'inettitudine di governo della casta politica», aggiunge Gallieri, «per cui le proposte di riforma, al di la' delle chiacchiere, pareva non fossero uno strumento per far progredire il paese, ma solo un fastidioso ostacolo nella partita di caccia al consenso elettorale». L'evidente incapacita' dei politici di legiferare tout court, almeno in tempi ragionevoli, fa notare la CNA, «ha provocato soprattutto un caotico iter di leggi sovrapposte, di cui non s'intravede ancora la conclusione.

Ne deriva una situazione preoccupante, con regole incerte sui percorsi formativi di chi opera, con le nostre imprese che devono cimentarsi con una complicata, poderosa mole legislativa e con un sistema di gestione degli appalti pubblici e privati che e', a nostro parere, uno degli ostacoli a una corretta impostazione ed esecuzione degli interventi sui beni culturali».

Il dito e' puntato anche sugli appalti, assai onerosi e difficili da gestire per le piccole aziende di restauro, con meccanismi e tempi di realizzazione di solito rigidi, «modellati su una tipologia prettamente industrial-fordista, che non lasciano spazio o riducono ad azioni secondarie e opzionali l'accertamento e lo studio preliminare e che provocano ribassi assurdi, eccessivi, con scarse garanzie di qualita'.  Ultimo esempio di degrado, fa notare CNA artistico e tradizionale, e' cio' che e' accaduto nei mesi scorsi al ministero per i beni e le attivita' culturali. «E' successo», denuncia Gallieri, «che la direzione generale per il patrimonio storico artistico ed etnoantropologico ha sottoscritto una convenzione quadro per la sponsorizzazione di interventi di restauro di monumenti statali e non, dislocati sul territorio nazionale (vale a dire nelle piu' importanti piazze d'Italia), con una certa societa' napoletana, denominata Impredcost srl, che si faceva carico di una spesa complessiva di 5,025 milioni di euro.

L'iniziativa partiva in sordina», continua Gallieri, «tanto che all'interno dello stesso ministero, al di fuori di chi l'aveva firmata, nessuno ne sapeva nulla, meno che mai chi, per prassi, viene normalmente interpellato, o consultato, tanto che l'atto non risultava registrato, ne' aveva e ha alcun numero di protocollo».
Risulta difficilmente concepibile, secondo la CNA, che una direzione generale del ministero non si sia preoccupata minimamente di informarsi su chi fosse questa sconosciuta societa' edile e che non abbia scrupolosamente verificato garanzie, capacita' ed esperienze rispetto al progetto proposto.

Eppure tant'e'. «Anche senza grande pratica amministrativa», insiste Gallieri, «leggendo il bilancio di Impredcost, ci si poteva rendere immediatamente conto che le garanzie economiche che le si potevano accreditare non erano certo, per usare un eufemismo, delle migliori; ancor di piu' per quanto riguardava l'esperienza e la qualificazione sia nell'ambito del restauro sia della pubblicita' in strade e piazze».

La convenzione sottoscritta appare percio' alla CNA restauro totalmente immotivata, abnorme e ambigua: «immotivata e abnorme perche' stabilisce che sara' Impredcost srl a individuare i monumenti e a redigere a propria cura il progetto di restauro non possedendo alcun titolo legale ne' reale», conclude Gallieri, «ambigua perche' non solo Impredcost non ha nessuna capacita' e provata esperienza specifica nel restauro, ma addirittura dichiara che si avvarra' di altre ditte dotate dei requisiti legali, capacita' ed esperienza: praticamente svolgera' una funzione di semplice intermediario e stabilira', per ogni monumento, un tetto di spesa derivante inevitabilmente non da reali competenze tecniche, ma esclusivamente dalle proprie convenienze e dal massimo profitto ottenibile».

Fonte: CNA

 


 
 
 
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