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INFORTUNI E MORTI BIANCHE IN EDILIZIA, DI CHI E' LA COLPA?, Un articolo con una proposta operativa.
07/02/2008

.... Il legislatore fin dalla promulgazione del DPR 164/56 ha avuto ben chiara le peculiarita' del settore rispetto a quelli industriali piu' evoluti, promulgando leggi severe: forse troppo severe, dato che gli stessi ispettori della USL e dell'Ispettorato hanno sempre trovato disagio ad applicarle rigorosamente....

Articolo di Ing Giampaolo CECI 
Coordinatore AiFos per l'Umbria

Mi permetto inviare alcune considerazioni sulle morti bianche in edilizia e una proposta operativa che raccoglie quanto vado dicendo da qualche anno sia nei convegni a cui ho preso la parola sia in sede di commissione Regionale chiamata a definire i prezzi della sicurezza di cui ho fatto parte quale membro designato dagli Ordini degli Architetti ed Ingegneri di Perugia e Terni. 
Da sempre il settore degli edili soffre per incidenti sul lavoro che in questi ultimi tempi in Umbria hanno assunto particolare evidenza per la loro gravita' e frequenza.

Di chi la colpa? 

Il legislatore fin dalla promulgazione del DPR 164/56 ha avuto ben chiara le peculiarita' del settore rispetto a quelli industriali piu' evoluti, promulgando leggi severe: forse troppo severe, dato che gli stessi ispettori della USL e dell'Ispettorato hanno sempre trovato disagio ad applicarle rigorosamente.
Piu' recentemente nel 1996 con il D.lgs 626/94 e D.lgs 494/96 il legislatore ha tentato di imporre ulteriori norme con l'obbiettivo di ridurre le morti per infortunio nei cantieri edili. Non e' servito a nulla. Le percentuali di incidenti del settore restano alte. 

Le cause sono molteplici.
Le leggi recenti sulla sicurezza sembrano finalizzate piu' all'assolvimento di mere incombenze amministrative piuttosto che ad incidere sostanzialmente sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.
Quale "Committente" sa che dal 1996 risponde penalmente anche lui, in caso di incidente e non solo l'impresa che esegue i lavori? Quale utilita' fornisce il piano di sicurezza alla prevenzione? Nella maggior parte dei casi i Piani sono solo dei manualetti generici costituiti da una serie di fotocopie assolutamente avulse di rischi potenziali nel cantiere specifico e quindi inutili. Tutti gli addetti ai lavori lo sanno.
Una seconda causa degli incidenti sta nella scarsa preparazione media delle maestranze e dei piccoli imprenditori edili ai quali, tra l'altro, per iniziare l'attivita', non viene chiesta alcuna preparazione o titolo di studio, ma solo il possesso della partita IVA. 

I corsi di aggiornamento previsti dall'21 e 22 del D.lgs 626 e quelli per addetti al primo soccorso e addetto alle emergenze sono considerati un business da chi li organizza e una perdita di tempo per chi li deve frequentare. 
Non bisogna sorprendersi se poi avvengono incidenti che hanno dell'incredibile e che, quando non sono dovuti a cinica irresponsabilita', trovano parziale giustificazione solo nella ignoranza tecnica dell'imprenditore o delle sue maestranze.
La questione riveste anche risvolti umani ben noti ai tecnici degli Enti pubblici chiamati ad effettuare i controlli dato che, quando si riscontra la buonafede, e' difficile punire chi ha non ha messo in atto tutte le misure di protezione necessarie, ma solo quelle che rientravano nelle sue scarse conoscenze tecniche. 

Un'altra causa degli incidenti in edilizia sta nella inefficacia dei controlli. Questi sono eseguiti sia dai "Coordinatori della sicurezza, istituiti col D Lgs 494/96, che dovrebbero verificare che le imprese adottino le misure di sicurezza e le procedure indicate nel Piano di scurezza, sia dagli Enti pubblici preposti (USL e Ispettorato del lavoro).
La legge abilita a tale delicata funzione i tecnici che frequentino corsi di sole 120 ore e richiede solamente la frequenza (senza alcuna verifica finale). 
Molti "coordinatori" hanno conoscenze di statica e tecnica delle costruzioni molto superficiali dato che la legge non solo impone un percorso didattico irrisorio, ma anche una limitata esperienza che, per i laureati, si riduce ad un solo anno.
Il risultato e' che quasi sempre i Coordinatori hanno meno conoscenze dei capi cantieri o direttori tecnici che sono chiamati a "coordinare". 

La situazione non e' migliore per i tecnici delle USLL e dell'Ispettorato che spesso non possiedono alcuna esperienza di cantiere, ma solo quella giuridica relativamente alle leggi che sono chiamati a fare rispettare. Nonostante il loro lodevole impegno si trovano in situazioni frustranti perche' sono in pochi (viene visitato a mala pena il 15% dei cantieri attivi) e caricati di obblighi e responsabilita' considerevoli perle loro qualifiche che richiederebbero una mole impressionante di conoscenza in quanto la loro attivita' ispettiva non riguarda solo le lavorazioni edili, ma anche quelle industriali .

In questo contesto qualcuno fa analisi diverse e attribuisce ai ribassi eccessivi e al lavoro nero la causa degli incidenti in edilizia. Non e' questa la nostra opinione. Questo tema meriterebbe un contraddittorio. Per quanto ci riguarda basta fare notare che se cosi' fosse, allora negli appalti acquisiti con margini remunerativi non dovrebbe manifestarsi alcun incidente. Invece ... spesso avviene il contrario.

Allora di chi e' la colpa di questi infortuni? 
Del legislatore che fa leggi complicate e scarsamente attuabili?
Degli operai e degli imprenditori che sono ignoranti? 
Dei controllori che hanno poca preparazione e non possono controllare capillarmente i cantieri? 
O e' colpa dei committenti che di fronte alla alternativa di un prezzo basso chiudono entrambi gli occhi confidando nella buona sorte?

Eppure le misure da attivare potrebbero essere semplici se almeno il legislatore Umbro imponesse in tutti i cantieri (pubblici e privati) Umbri almeno alcune semplici misure che mi permetto di riproporre di nuovo. 

Proposta

Attivando l'art 5 della costituzione si potrebbe imporre con legge regionale:

a) Che i coordinatori della sicurezza (ex D.lgs 494/96) debbano visitare i cantieri con una periodicita' minima, lasciando traccia della vista effettuata in rapportini contenenti obbligatoriamente alcune foto dei lavori in corso e la descrizione sintetica delle principali manchevolezze rilevate in tema di sicurezza. I rapportini, se standardizzati dalla Regione, potrebbero includere anche alcune informazioni sulle verifiche della identita' degli operai presenti in cantiere e la loro regolarita' assicurativa e contributiva previste dalla legge regionale n 21 del 3/11/2004 Art 40. Questi rapportini dovrebbero essere inviati obbligatoriamente per conoscenza, non solo ai "Committenti o Responsabili dei lavori se nominati, ma anche agli Organi di controllo (USL o Ispettorato) affinche' i tecnici preposti a controlli possano rendersi conto delle situazioni lavorative piu' pericolose e quindi di "mirare" le loro visite ispettive prioritariamente ai cantieri che mostrano le situazioni piu' allarmanti aumentando l'efficacia dei controlli a parita' di visite effettuate.

b) Che venga istituito un apposito albo Regionale dei coordinatori Umbri della sicurezza (magari divisi a seconda delle loro esperienze e qualifiche professionali), subordinandone la iscrizione al superamento di un esame fatto da una commissione regionale di "veri esperti" che gli conferisca la dignita' di titolo abilitante. L'Umbria diventerebbe la sola regione dove viene sancito il principio che chi non possiede sufficienti competenze non puo' fare il coordinatore della sicurezza.

c) Che gli incarichi pubblici, per i coordinatori della sicurezza, per la loro peculiarita', abbiano un iter diverso da tutti gli altri conferimenti. Oggi la selezione dei progettisti avviene su valutazioni che riguardano le esperienze dei soli progettisti senza tener in alcun conto quelle del coordinatore. Il gruppo potrebbe quindi essere formato da bravi tecnici e un coordinatore totalmente inesperto. In questo caso il coordinatore inesperto assumerebbe il delicato incarico non per le sue esperienze nel campo della sicurezza, ma per quelle dei progettisti del gruppo nel quale e' inserito.

d) Che sia esteso, anche agli imprenditori ed artigiani edili, che desiderano lavorare in Umbria, gli obblighi gia' previsti dalla legge 46/90 per gli impiantisti, ovvero l'obbligo di iscrizione ad uno specifico albo delle imprese o artigiani edili, subordinatamente al superamento di un esame (come avviene ora per gli impiantisti, gestito dalle categorie associative e Camere di Commercio) 
L'esame dovrebbe verificare le loro effettive conoscenze tecniche e amministrative in relazione alla attivita' edile che intendono esercitare.

e) Che nei corsi di formazione ed aggiornamento obbligatori si impieghino solo Formatori esperti. 
Purtroppo la sicurezza sui luoghi di lavoro e' materia complessa che interessa materie interdisciplinari che spaziano dalla statica alla chimica, dalla elettromagnetismo alla sicurezza al fuoco, dalla medicina, alla psicologia. Se i tecnici della sicurezza sono dei tecnici speciali, ancor piu' speciali dovrebbero essere quelle tra di loro chiamati a fare i formatori, dato che non solo devono conoscere i rischi, ma devono anche conoscere le tecniche della moderna didattica.
La formazione sulla sicurezza rivolta a lavoratori con bassa scolarizzazione richiede la adozione di metodiche e linguaggi completamente diversi da quelli che si usano in una tradizionale aula scolastica.
Se la formazione e' l'elemento imprescindibile per fare conoscere le buone prassi lavorative e i rischi connessi, allora anche la didattica dei formatori deve adeguarsi per facilitare la assimilazione dei concetti e quindi avere la massima efficacia. 

In altri termini a giudizio dell'AiFOS, per ridurre le morti bianche la ricetta e' semplice "PIU' FORMAZIONE PER TUTTI e CONTROLLI MIRATI". 

In attesa che queste considerazioni possano diventare oggetto di discussione e magari proposte operative da parte degli organismi Regionali che ci rappresentano, non mi resta che ringraziare le testate che vorranno dare spazio alle considerazioni e alle proposte sopra riportate. 

Resto a disposizione per ogni eventuale approfondimento o chiarimento.
Cordialmente
Coordinatore AiFos per l'Umbria
Ing Giampaolo CECI

 


 
 
 
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