In tempi in cui il tema della sicurezza sul lavoro si e' imposto con prepotenza, il lavoro irregolare nei cantieri, settore particolarmente sensibile a riguardo, non accenna a diminuire. E si sa, l'illegalita' va di pari passo con gli infortuni. I dati, elaborati sulla base delle piu' recenti rilevazioni l'Istat sul fenomeno del sommerso, emergono dal Rapporto “Costruttori di sviluppo” realizzato dall'Ufficio studi Confartigianato per l'Anaepa, l'Associazione delle imprese edili di Confartigianato.
fonte: www.ifgonline.it
Secondo il rapporto alle imprese edili fanno concorrenza oltre 123.000 societa' irregolari. Questi danno lavoro, si stima, ad almeno
160.500 dipendenti in nero. L'aumento e' evidente: tra il 1991 e il 2005 le ditte
“fantasma” nel settore sono cresciute di 23.300 unita' (23,3%), ma la vera impennata si e' avuta nel 2004 – 2005, con un incremento dell'8,5% in tempi brevi.
All'interno della penisola esistono pero' notevoli differenze: se al sud si riscontra un tasso di irregolarita' del
22,3%, con punte del 44,3% in Calabria e del 30,1% in Sicilia, il centro Italia si attesta al
9,6%, il nordovest al 6,4% e il nordest al 3,5%. La regione piu' virtuosa e'
l'Emilia Romagna, dove soltanto l'1,2% dei lavoratori edili e' irregolare. Buone notizie anche dalle Marche (2%), dalla Val d'Aosta (2,3%) e dal Piemonte (2,9%).
Di fronte a questi dati, Anaepa Confartigianato ha sollecitato la presentazione di una proposta di legge che stabilisca precisi requisiti per poter svolgere l'attivita' di imprenditore edile, in modo tale da tutelare lavoratori e consumatori grazie ad una maggiore trasparenza del mercato. Obiettivo della proposta e', secondo il presidente di Anaepa Antonio Radelli, «combattere il fenomeno degli operatori improvvisati, degli abusivi e dei doppiolavoristi che mettono a rischio la sicurezza dei lavoratori, fanno concorrenza sleale alle imprese regolari, sottraggono gettito alle casse dello Stato e rendono un cattivo servizio ai consumatori».
Dal rapporto emerge anche come il settore edilizio sia quello in cui si registra il maggiore aumento di lavoratori stranieri. Tra settembre 2005 e settembre 2007 questo e' stato infatti del 51,6% (86.000 occupati), a fronte di un aumento del 30,6% degli addetti stranieri nel totale dell'economia. Di pari passo va la leggera diminuzione (1,3%) dei lavoratori italiani nel settore, specie nel nord dove si e' verificato un vero e proprio fenomeno di sostituzione con l'uscita di 22.000 addetti italiani e l'entrata di 35.000 immigrati. Il totale sale cosi' a 252.000, il 15,8% degli stranieri occupati in Italia. Lavorano perlopiu' al nord (143.000 unita', il 16% degli occupati totali), ma la loro incidenza e' maggiore al centro (23,5%, pari a 91.000 lavoratori). Pochi scelgono invece il sud, fanalino di coda sia in termini di cifre assolute (18.000) che percentuali (2,7%).
Non sono pochi, inoltre, gli immigrati che avviano la propria impresa edilizia: ben 110.211 (poco meno della meta' degli stranieri occupati nel settore), di cui 74.498 extracomunitari. Ad ospitarne di piu' e' la Lombardia, che conta 16.820 imprenditori edili extracomunitari (il 22,6% del totale). Seguono l'Emilia-Romagna con 12.497 (16,8%) e il Veneto con 9.440 (12,7%). Il Paese piu' rappresentato e' l'Albania, con 21.009 imprenditori: sono infatti la comunita' piu' numerosa in svariate regioni, specie nell'Italia centrale. Segue il Marocco (7.264 persone), che costituisce la comunita' piu' numerosa in Val d'Aosta. Terza e' la Svizzera, con 5.902 imprenditori, prima comunita' in Basilicata.
Chiara Andreola
fonte: www.ifgonline.it
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