cerca tra le news

   Ciao Anonimo Home  ·  Registrati  ·  Area Personale   ·  Forum ·  Newsletter  
 
 
 
 

 
 

 
 
 
 

Newsletter

Vuoi essere informato sulle nostre news?

Inserisci la tua email, riceverai non più di una newsletter a settimana

Quando invii il modulo, controlla la tua inbox per confermare l''iscrizione

 
FACTORING. ALTERNATIVO SISTEMA DI GESTIONE DEI CREDITI DELLE IMPRESE. Per effetto della crisi le aziende Italiane, perlopiu' piccole e medie imprese, affidano a societa' specializzate in gestione crediti e portafoglio clienti.
02/03/2009

factoring. Con questo termine , si vuole indicare un particolare tipo di contratto con il quale un soggetto (che si chiama cedente) si impegna a cedere tutti i crediti presenti e futuri scaturiti dalla propria attivita' imprenditoriale ad un altro soggetto (il factor) il quale, dietro un corrispettivo, si impegna a sua volta a fornire una serie di servizi che vanno dalla contabilizzazione, alla gestione, alla riscossione dei crediti ceduti fino alla garanzia dell'eventuale inadempimento dei debitori, ovvero al finanziamento dell'imprenditore cedente sia attraverso la concessione di prestiti, sia attraverso il pagamento anticipato dei crediti ceduti. (da Wikipedia)



Articolo de "La repubblica" del 2 marzo 09

La crisi fa crescere il factoring ma le imprese lamentano i costi.

CHRISTIAN BENNA

Altro che titoli tossici. In circolazione c'e' anche una montagna di crediti "salubri" con bassi tassi di sofferenza che fa gola a tanti. 

Circa 140 miliardi di euro, l'8% del Pil italiano, che le aziende, perlopiu' piccole e medie imprese strette dalla morsa della crisi e dagli acciacchi del sistema bancario, affidano a societa' specializzate in gestione crediti e portafoglio clienti. 

È il pianeta factoring che nel 2008 ha messo le ali, crescendo a doppia cifra: +12,14% per i crediti in essere e + 16,95% i finanziamenti, tra anticipi ed erogazioni. 

In Italia ci sono 35 societa' di settore, spesso di derivazione bancaria (come Unicredit, Mps, Intesa San Paolo, Bcc, Ubi) ma anche industriali (Enel Factor, Eni Serfactoring, Ge Commercial Finance, Banca Ifis). 

«Si tratta – spiega Alessandro Carretta, segretario generale di Assifact, l'associazione di categoria, e professore ordinario di Economia degli intermediari finanziari nell'Universita' Tor Vergata di Roma di una forma di finanziamento complementare e non sostituiva di quella bancaria, un modo per sostenere una buona gestione di cassa. 

Ma il credit crunch ha accelerato il ricorso al factoring, allargandone prerogative e compiti. Le societa' del comparto sono liquide e ben capitalizzate, e quindi sul breve periodo possono diventare un'alternativa al finanziamento bancario, perche' garantiscono alle imprese una buona circolazione di liquidita' e ne riducono drasticamente i tempi di incasso». 


Gia', perche' la cattiva abitudine, tutta italiana, fanalino di coda in Europa per puntualita' nei pagamenti, circa 68 giorni di attesa media, rischia di peggiorare nel mezzo della bufera finanziaria. Soprattutto se si guarda sul versante della Pubblica Amministrazione, che viaggia su tempi medi effettivi di rimborsi oltre i 135 giorni. E infatti il 30% dei crediti "fattorizzati" riguarda debiti contratti dallo Stato con le imprese. 

Per metterci una toppa, il governo, nel decreto anticrisi, ha tentato di snellire quei meccanismi che ancora ostacolano l'utilizzo del factoring nei confronti dei debiti della Pa. Per ora la macchina del factor viaggia spedita. Stando a un'indagine Sda Bocconi sono principalmente le piccole e medie imprese, spesso in difficolta' finanziaria o con un credito razionato e una clientela numerosa, a rivolgersi alle societa' specializzate. 

I principali elementi di soddisfazione riguardano la velocita' e la sicurezza nei tempi di erogazione dei fondi, la possibilita' di cedere il totale del portafoglio clienti, la capacita' del factor di gestire i crediti. Tuttavia il prezzo da pagare, in termini di interessi sugli anticipi, viene giudicato troppo elevato, ben superiore a quello di finanziamento bancario. Anche perche' stiamo parlando di crediti "buoni". Lo dimostrano le sofferenze, «molto piu' basse rispetto a quelle dei finanziamenti bancari – precisa Alessandro Carretta Sono crediti di qualita', processati due volte. La prima dall'impresa e in seconda battuta dalla societa' di factoring, e anche perche' il rischio puo' venire spalmato tra azienda che cede e societa' che riceve. Ma nel caso di un progressivo inasprirsi della crisi tutto lo scenario potrebbe cambiare». 


Il peso del factoring in Italia e' pari al 10,8% dei crediti commerciali alle imprese e l'11% dei finanziamenti bancari a breve termine. L'83% della clientela e' rappresentato da imprese private: in prima fila quelle del commercio (15,71%), trasporti (11%). minerali e metalli (8,3%), edilizia e opere pubbliche (6,89%). 


Il 28% delle imprese si trova in Lombardia seguita dal Lazio con il 20,76%, dalla Campania con il 10,80% e dal Piemonte con il 7,96%. E il factoring corre anche nel resto del mondo con tassi di crescita del 14% per un valore complessivo di 13.000 miliardi, per il 72% in Europa. 


Alle piccole e medie imprese pero' tocca navigare a vista. Secondo Paolo Galassi, presidente di Confapi, l'associazione della piccola industria che riunisce oltre 50 mila imprese e piu' di un milione di addetti «sono le aziende piu' performanti ad essere le piu' penalizzate». E dice: «Sono proprio quelle imprese che negli anni scorsi hanno investito molto in ricerca e innovazione a trovarsi oggi in cattive acque. E devono fare i conti con una scarsa liquidita' in cassa, un credito in frenata e sempre piu' caro che, malgrado i tassi bassi, gioca al rialzo sugli spread. Percio' e' inevitabile ricorrere altri strumenti, come il factoring. 

Una soluzione utile ma che si paga a caro prezzo. Tra le piccole e medie imprese aumenta l'impressione che si vogliano far pagare i costi della crisi sulla pelle del manifatturiero. Ma cosi' non si esce fuori dal tunnel, servono idee nuove, e soprattutto incentivi per continuare a lavorare e non solo per la cassa integrazione».

Fonte: La Repubblica

 


 
 
 
Privacy Policy

 

Aedilweb.it - edilizia in rete
email: info@aedilweb.it
tel. 0923.944325
© 2001-2016 Aedilweb.it - Tutti i diritti riservati.
P.iva: 02621160817

Aedilweb.it, non si ritiene responsabile dei siti collegati ad aedilweb attraverso i propri links o banner, ne' delle informazioni contenute negli annunci pubblicitari sia gratuiti che a pagamento presenti nel proprio sito, inseriti o commissionati dagli utenti, ne' di informazioni commerciali o pubblicitarie, di societa' o ditte esterne, da noi inviate tramite email agli iscritti della nostra news letter.