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I punti salienti del III Rapporto Apat sulla qualita' dell'ambiente urbano
08/02/2007

Energia, emissioni in atmosfera e qualità dell’aria; trasporti; acque; rifiuti; natura e reti ecologiche; sostenibilità locale; esposizione all’inquinamento elettromagnetico e indoor; bioedilizia; comunicazione e informazione; suolo; pianificazione locale; impatti e risposte. Questi i principali capitoli trattati dal III Rapporto 2006 di APAT, l’agenzia nazionale per la protezione ambientale dei quali si dà qui di
seguito una breve sintesi.


Energia, emissioni in atmosfera e qualità dell’aria
Nel periodo compreso fra il 1995 e il 2003 si è registrato un andamento generalmente decrescente delle emissioni in atmosfera nei comuni presi in esame rispetto a tutti gli inquinanti analizzati. Unica eccezione, l’ammoniaca (per cui non è stato valutato il settore agricolo).
Si è rilevato che le principali fonti di emissione di polveri fini (PM10 primario), ossidi di azoto e composti organici volatili diversi dal metano sono l’industria (responsabile principale delle emissioni di ossidi di zolfo, mentre il riscaldamento ha un peso consistente solo per le città del Centro-Nord Italia) e i trasporti; questi ultimi rappresentano la più importante fonte di emissione per benzene, monossido di carbonio e ammoniaca.
La situazione appare preoccupante per l’inquinamento atmosferico da PM10: in quasi tutte le realtà analizzate sono stati rilevati superamenti sia in termini di concentrazione media annua sia in termini di numeri di giorni di superamento.
Altrettanto critico è lo stato dell’inquinamento da biossido di azoto (NO2) ed ozono (O3), mentre quello da benzene e biossido di zolfo (SO2) risulta sotto controllo con (pressoche') nessun superamento del valore limite per l’SO2 e una tendenza decrescente consolidata per il benzene.
I maggiori valori di concentrazione e il maggior numero di superamenti registrati nelle stazioni di tipo traffico testimoniano il contributo preponderante della sorgente traffico nella determinazione dell’inquinamento atmosferico nelle aree urbane.
La mancanza di uno specifico trend per gli inquinanti di origine totalmente o parzialmente secondaria (PM10 ed O3) evidenzia invece la forte influenza delle condizioni meteo climatiche nel determinare lo stato di qualità dell’aria nell’ambiente urbano.
Alla luce dei rilevamenti appare importante incrementare la produzione e l’utilizzo (anche parziale) di biocombustibili derivati da biomasse – inclusi i rifiuti urbani solidi e umidi – per la riduzione di gas serra e degli inquinanti che vengono prodotti normalmente dalla combustione dei combustibili fossili nei sistemi di trasporto e nel riscaldamento/produzione di acqua calda-sanitaria nelle grandi aree metropolitane, con risparmio degli stessi fossili.
Va incrementato l’utilizzo del solare termico sui tetti degli edifici delle aree metropolitane per la produzione di acqua calda in usi sanitari e per l’integrazione del sistema di riscaldamento domestico, con riduzione di gas serra e degli inquinanti che vengono prodotti normalmente nella combustione dei combustibili fossili e con risparmio degli stessi fossili.
Le stime di emissione da trasporti stradali e le variazioni degli scenari di rinnovo del parco circolante o di sostituzione di carburanti sono possibili, ma la loro incertezza può risultare molto elevata per varie cause (fra cui la non adeguata conoscenza dei fattori di emissione per veicoli nuovi e per carburanti non tradizionali, la difficile quantificazione di talune categorie di veicoli).
Lo studio effettuato nell’isola pedonale e nelle sue zone limitrofe dell’area urbana di Bologna ha evidenziato come la distribuzione di
PM10 non sia troppo diversa fra le strade interessate dal provvedimento di ZTL e quelle proprie dell’area pedonale.
I dati relativamente più alti si rilevano nella strada con presenza di effetto “canyon” e di portici.
Tale comportamento si evidenzia anche per il benzene, mentre le concentrazioni degli Idrocarburi policiclici aromatici (IPA) dimostrano un notevole decremento allontanandosi dai punti in cui è concentrato il passaggio degli automezzi.

Trasporti
Si è rilevata una costante crescita sia qualitativa che quantitativa nelle attività di mobility management, riconosciuto come necessario al perseguimento di una mobilità sostenibile.
Alla tradizionale struttura dell’ufficio d’area di tipo comunale alcune realtà hanno preferito uffici a livello provinciale.
Nelle 24 città sono stati nominati 608 mobility manager d’azienda, predisposti 195 Piani di spostamento, di cui 109 attuati. I Piani di spostamento casa-scuola e per Poli di particolare attrazione risultano, invece, ancora poco diffusi.
Pare rallentata nelle aree comunali la spinta all’acquisto di veicoli nuovi, particolarmente forte negli anni dal 1996 al 2000, mentre nei comuni di vasta area l’incremento è costante.
È cresciuto il parco delle autovetture a gasolio, quello delle auto di grossa cilindrata e quello dei veicoli commerciali leggeri, mentre risulta limitatamente sviluppato il mercato delle auto alimentate con carburanti alternativi (gpl, metano).
In generale, si osserva una situazione di stasi la necessità di trovare una via d’uscita rispetto alla congestione stradale e l’inadeguatezza (reale o percepita) delle alternative pubbliche alle varie forme di trasporto privato.
Le applicazioni dei casi studio del progetto europeo ISHTAR in sette città (tra le quali Bologna e Roma) sono stati estremamente utili per la comprensione delle esigenze dei pianificatori urbani e per testare i software integrati.
In particolare si è evidenziata la necessità di una migliore integrazione tra pianificatori ed esperti in tutte le aree coinvolte durante la fase di pianificazione (uso del suolo, trasporti, qualità dell’aria, rumore, salute e monumenti).
Riguardo alle piste ciclabili, dall’indagine svolta emerge una dotazione infrastrutturale largamente insufficiente (8077 abitanti per ogni km di pista ciclabile), un modal split che mediamente si aggira sul 5%, investimenti mediamente scarsi (4,93 € anno per abitante), un basso livello di intermodalità.
Si rileva tuttavia un discreto livello di comunicazione insieme ad analisi e studi finalizzati a conoscere il problema. In Italia i dati testimoniano di una realtà disomogenea: le città del Nord hanno performance simili a quelle nord-europee, mentre nel Sud la situazione appare fortemente deficitaria.
Una prima applicazione del “Sistema Statistico Integrato per la Valutazione degli Impatti della Mobilità in Area Urbana”, sviluppato nell’ambito del progetto Europeo GRACE per l’area provinciale romana in base ai sui dati del Censimento ISTAT 2001, ha consentito di calcolare l’ammontare della mobilità (misurata in veicoli/km e passeggeri/km per i vari modi di trasporto) nei poli urbani della Provincia di Roma (Roma, Civitavecchia, Velletri, Palestrina), nonche' la mobilità residua nei sistemi locali perirubani e rurali.
I poli urbani contengono il 71% degli spostamenti giornalieri, ma anche la quota degli spostamenti “tangenziali” nei e tra i comuni periurbani è diventata significativa (17%), mentre il residuo 12% si riferisce agli spostamenti dai comuni rurali della provincia principalmente verso i poli urbani e agli spostamenti fuori provincia.


Acque
Le risorse idriche captate dalle falde sotterranee sono quelle più sfruttate per l’approvvigionamento idrico e per i vari usi (non sempre soltanto potabili).
Questa captazione rappresenta una delle maggiori criticità nella gestione sostenibile dell’acqua, in quanto comporta un sempre maggiore squilibrio nei livelli di ricarica delle falde e fenomeni di intrusione salina nelle zone più siccitose.
Le acque sotterranee risultano quelle più sfruttate perche' più pregiate per le loro caratteristiche organolettiche, batteriologice ed economiche; inoltre richiedono trattamenti per il consumo umano meno costosi.
La domanda di acqua potabile futura, secondo la stima effettuata dall’ATO, deve contenere la previsione del volume di acqua potabile che dovrà essere fornito dal gestore durante il periodo di pianificazione, in relazione all’andamento demografico, alla popolazione residente e fluttuante e alle dotazioni medie pro capite; essa influisce sul totale degli introiti derivanti dalla tariffa e sul suo andamento e incide sulla sostenibilità economico-finanziaria degli investimenti previsti nel Piano d’Ambito. Questo potrebbe innescare la spinta a maggiori consumi di acqua.
Le perdite di rete, stimate con un elevato grado di incertezza mediamente intorno al 40%, indicano la necessità di un più efficiente controllo e di una migliore manutenzione delle reti di adduzione e distribuzione idriche. Il gestore potrebbe non ritenere economico riparare le perdite dato l’esiguo costo dell’acqua emunta.
Il grado di conformità dei sistemi di depurazione per le aree metropolitane considerate (rispetto a quanto previsto dalla normativa) raggiunge mediamente l’82%; il grado di copertura garantito dalle reti fognarie è pari all’85%.
Dall’ultimo monitoraggio effettuato dal Ministero della Salute, si evince che aumenta la lunghezza dei litorali idonei alla balneazione e che l’Italia è il Paese europeo con la più elevata qualità delle acque marine.
Le acque di prima pioggia generano, tramite lo scorrimento superficiale dei primi apporti sui suoli impermeabilizzati, acque reflue di dilavamento con concentrazione di inquinanti più elevata rispetto agli apporti successivi (first flush) che vanno ad inquinare le acque superficiali strettamente connesse con le aree urbane.


Rifiuti
Risulta confermata in media la tendenza in crescita della raccolta differenziata, con un aumento nella produzione dei rifiuti urbani che evidenzia la necessità di un impegno sempre maggiore verso politiche di prevenzione e minimizzazione dei rifiuti.


Sostenibilità locale
Il piano di gestione urbana sostenibile (PGUS) viene sollecitato dalla Strategia tematica sull’ambiente urbano. Il progetto europeo South-EU Urban Enviornmental Plans incoraggia (soprattutto nell’area dell’Europa meridionale) l’ideazione, lo scambio e la realizzazione di esperienze in materia di preparazione di Piani di gestione dell’ambiente urbano attraverso la diffusione di Linee Guida, Manuali e strumenti di formazione.
Risulta cresciuto l’interesse da parte degli enti locali per gli strumenti di pianificazione e programmazione a scala locale.
Tra questi appare particolarmente importante lo strumento dell’Agenda 21 Locale, sia per la sua diffusione che per la sua configurazione di percorso flessibile all’utilizzo nelle diverse realtà.
Vari sono i limiti in questo strumento che si riscontrano per lo più nelle esperienze realizzate in città di grandi dimensioni.
Rispetto ai tre elementi costitutivi dello sviluppo sostenibile – ambiente, economia e società – è necessario dotarsi di strumenti metodologici ed operativi efficaci, in grado di tradurre in azioni i presupposti teorici della sostenibilità: per esempio, GELSO, banca dati sulle buone pratiche di sostenibilità locale.
Nelle 24 aree metropolitane studiate il dominio ambientale in cui le Amministrazioni hanno impegnato maggiori risorse economiche risulta essere la gestione della mobilità, capace di assorbire più della metà delle risorse complessivamente disponibili.
Cresce, parallelamente, l’interesse per i temi della comunicazione, dell’educazione e della partecipazione ambientale.
In APAT è stata avviata un’attività sui Bilanci ambientali con l’obiettivo di creare una rete all’interno del sistema delle agenzie, che possa supportare lo sviluppo di sistemi di bilancio ambientale negli enti locali.

Natura e reti ecologiche
In generale, nelle 24 città analizzate la quantità di verde urbano gestita dal Comune mostra un trend positivo, con un aumento dal 1999 al 2003. I dati più recenti, relativi al 2003, mostrano un valore medio del 4.9% di verde urbano sulla superficie comunale e una disponibilità pro capite media di 17.7 mq/abitante. La tipologia di verde prevalente al 2003 è rappresentata dai parchi urbani seguiti dal verde attrezzato.
Per quanto concerne le specie considerate problematiche negli studi sulla biodiversità, oltre alla zanzara tigre (presente in tutte le città tranne Catania e Cagliari) si sono analizzate le specie introdotte, ovvero quelle specie che non appartengono alla fauna originaria dell’Italia e possono avere effetti negativi sia a livello ambientale sia a livello economico.

Esposizione all’inquinamento elettromagnetico e indoor. Bioedilizia
Il Rapporto rileva che la crescente pressione sul territorio delle sorgenti di campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici e delle richieste di controllo da parte della popolazione sta sviluppando su tutto il territorio nazionale una rete di informazione e di attività sempre efficiente ed accessibile.
La Pubblica Amministrazione inizia ad applicare le tecniche e le tecnologie per il contenimento energetico con buoni risultati.
In alcuni casi, negli ambienti indoor (nei quali gran parte della popolazione nei Paesi industrializzati trascorre fino all’80-90% del proprio tempo) si registrano valori di concentrazioni di inquinanti superiori a quelle misurate all’esterno; più comunemente si riscontra inoltre la presenza, dovuta a fonti interne, di contaminanti non rilevabili all’esterno. Evidenze sperimentali rilevano casi di inquinamento indoor anche in Italia, localizzati soprattutto nelle grandi aree urbanizzate.

Comunicazione ed informazione
Anche se disomogeneo, l’uso di Internet per la comunicazione diretta tra pubblica amministrazione e cittadino risulta sempre più diffuso.
In alcuni casi addirittura il Web Š impiegato come strumento di coinvolgimento del pubblico all'interno dei processi decisionali intrapresi dalle amministrazioni. Ad esempio, sono stati aperti tavoli telematici di consultazione allargata le cui proposte verranno utilizzate in fase esecutiva dai Comuni per l'elaborazione di piani comunali sui rifiuti, sull'energia o per progetti di riqualificazione urbana.
Con riferimento alla comunicazione da parte delle amministrazioni comunali ai cittadini dell’informazione sui superamenti del limite giornaliero delle concentrazioni di PM10, risulta che nel 2006 Le concentrazioni più elevate si registrano in Pianura Padana, dove i 35 giorni consentiti vengono superati già nei primi tre mesi dell’anno. Risulta una generale tendenza alla diminuzione dei superamenti nel primo semestre 2006 rispetto a quello del 2005 nelle città della Pianura Padana.
Nelle città più a sud la tendenza è inversa, anche se per molte di esse la carenza di informazioni ha impedito di svolgere il confronto.
In generale, da una prima ricognizione sull’informazione ambientale sui portali o sui siti web comunali e provinciali consultati in tema di inquinamento acustico emerge una rappresentazione disomogenea quanto all’istituzione di un quadro comune e al grado di approfondimento delle informazioni presentate.

Suolo
L’espansione delle aree urbanizzate a scapito dei terreni agricoli e naturali comporta un progressivo consumo del suolo con processi degradativi gravi e talvolta irreversibili.
Tale fenomeno è collegato all’aumento del grado di impermeabilizzazione del territorio (inteso come la copertura del suolo con materiale impermeabile).
Nelle 24 aree analizzate è stata rilevata un’impermeabilizzazione pari all’8,5% del territorio provinciale rispetto ad una media nazionale del 6,7%.
Cresce inoltre il consumo di suolo, che in alcune province tocca incrementi del 15% in dieci anni.
Il territorio italiano è interessato da numerose faglie “capaci”, ovvero in grado di deformare in maniera significativa la superficie topografica. In passato, la scarsa conoscenza della loro distribuzione sul territorio unitamente all’assenza di misure urbanistiche specifiche, hanno consentito lo sviluppo dell’urbanizzazione anche in zone attraversate da faglie capaci.
Lo studio a scala nazionale ha evidenziato che nel periodo 1990-2000 circa il 2,7% dell’espansione urbana (poco più di 23 kmq) ha interessato aree a distanza minore di 200 m da faglie capaci.
Relativamente alle 24 aree urbane esaminate il fenomeno risulta particolarmente diffuso nelle città di Bologna, Modena, Trieste, Catania, Prato, Reggio-Calabria e Parma.
Solo nelle città di Prato e Parma esso può imputarsi all’espansione urbana recente (1990-2000).

Pianificazione locale
L’integrazione tra le diverse politiche ambientali settoriali in area urbana può assumere un’importanza critica per la loro efficacia.
L’applicazione di una metodologia originale evidenzia che la legislazione italiana prevede soprattutto l’integrazione tra provvedimenti appartenenti allo stesso cluster ambientale (ad esempio traffico e mobilità) e spesso forme ‘deboli’ di integrazione piuttosto che forti interdipendenze.
Tuttavia, prevede anche integrazione tra provvedimenti di aree diverse – come traffico e urbanistica – prefigurando spazi per una governance ambientale trasversale e coordinativa.
L’applicazione a Milano mostra un grado di integrazione maggiore rispetto a quello previsto dal benchmark normativo, con alcuni rilevanti casi di ‘sovra-integrazione’, ma anche con alcune aree di ‘sotto-integrazione’.
In attesa del recepimento della Direttiva VAS (Valutazione Ambientale Strategica) a livello nazionale, diverse regioni hanno emanato proprie norme in materia; tra le realtà considerate, la Provincia di Bologna risulta una delle prime ad applicare i principi della Valutazione Ambientale Strategica a diversi piani provinciali, tra cui il Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale e il Piano di Gestione della Qualità dell’Aria (per il Risanamento, l’Azione e il Mantenimento della qualità dell’aria).

Impatti e risposte
Nonostante la rilevanza delle esperienze svolte sui metodi di risanamento delle aree industriali dimesse e bench‚ la quantit… di aree bonificate cominci a rappresentare una buona percentuale sul totale, risulta tuttavia ancora difficoltosa la raccolta delle informazioni legate alle procedure inerenti i siti contaminati, sia in termini di completezza sia in termini di confrontabilit… dei dati.
Emerge invece chiaramente l’opportunità rappresentata dalla possibilità di riutilizzare tali aree per riqualificare il territorio dal punto di vista urbanistico e ambientale.
Il rischio di perdita del patrimonio storico-culturale ha determinato la ricerca di un criterio per l’individuazione delle priorità d’intervento e per lo sviluppo di una politica di settore che porti alla programmazione delle azioni e alla pianificazione di tutte le attività di manutenzione, conservazione e restauro.
La definizione di carte tematiche di pericolosità ambientale per i principali beni culturali schedati, opportunamente aggiornate, permette di valutare e definire la correlazione tra inquinamento e danno del bene al fine di un’ottimale conservazione di quest’ultimo.
In generale si evidenzia la scarsa sensibilità del territorio italiano alle deposizioni acide rispetto agli apporti atmosferici di azoto, con conseguente rischio di eutrofizzazione, che risultano invece per ampie parti del territorio (prevalentemente gli ecosistemi forestali).
Quanto a (piombo) Pb e (cadmio) Cd, la sensibilità appare moderata.
La complessità e l’eterogeneità che emergono rispetto allo scenario invita pertanto ad un impegno continuo per la riduzione delle emissioni di composti antropogenici e ad una gestione ambientale particolarmente attenta all’equilibrio dell’ecosistema anche e soprattutto nell’ambiente metropolitano.

fonte: ArpatNews

 


 
 
 
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