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Dalle Regioni: EDILIZIA - In Lombardia poca edilizia sociale e convenzionata
18/01/2011

In Lombardia si costruiscono case e si prevede ancora di costruirne per una domanda che non c'e', con un eccesso di edilizia libera contro un'offerta di edilizia sociale e convenzionata insufficiente.

E' questo, in sintesi, il risultato dell'indagine sull'offerta e il fabbisogno d'abitazioni realizzata dal Dipartimento di Architettura e pianificazione del Politecnico di Milano per conto della Cisl e del Sicet regionali, presentata questa mattina a Milano.



La ricerca si basa sulle province di Bergamo, Brescia, Como, Milano e Pavia, analizzando la situazione nei comuni capoluogo e nel resto del territorio, sia per quanto riguarda la situazione pregressa al 2008, sia per quella prevista dal 2009 al 2018 relativamente a edilizia sociale, convenzionata e libera.

 Secondo l'indagine, "esiste un fabbisogno forte e crescente di edilizia sociale da destinare all'affitto, che ha la sua punta nella citta' di Milano, che da sola genera un fabbisogno irrisolto di edilizia sociale al 2018 di 223.575 vani", mentre per le cinque province assieme si arriva a 767.450 vani.

L'altra faccia della medaglia e' l'edilizia libera: secondo lo studio, l'offerta sara' di 750mila vani, mentre la domanda si fermera' a 259mila, con una differenza di circa 490mila vani. "Mai come oggi forse la prospettiva del normale godimento del diritto a abitare in una casa appare irraggiungibile per una parte crescente della popolazione lombarda", ha sottolineato il segretario generale della Cisl Lombardia, Gigi Petteni. Lo studio poi paragona la situazione italiana, che evidenzia una storica marginalita' dell'intervento pubblico nell'edilizia del nostro paese, stimato attorno al 4,5% del totale, confronto agli altri paesi europei, evidenziando come la percentuale raggiunga il 34,6% nei Paesi Bassi, il 21% in Svezia, il 20% in Danimarca, il 17% in Francia, il 14,3% in Austria, l'8% in Irlanda, il 7% nel Belgio e il 6,5% in Germania.

 "Il 4,5% e' assolutamente insufficiente a soddisfare il fabbisogno di edilizia sociale e convenzionata, considerato il livello degli affitti, soprattutto nelle grandi concentrazioni urbane - ha sottolineato il professor Antonello Boatti, che ha diretto il lavoro - Il fatto poi che progressivamente si provveda a smantellare i quartieri di edilizia popolare, privatizzandoli, accentua la forbice esistente".

http://www.agi.it

 


 
 
 
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