In Lombardia si costruiscono case e si prevede ancora di costruirne per
una domanda che non c'e', con un eccesso di edilizia libera contro un'offerta di
edilizia sociale e convenzionata insufficiente.
E' questo, in sintesi, il risultato dell'indagine sull'offerta e il
fabbisogno d'abitazioni realizzata dal Dipartimento di Architettura e
pianificazione del Politecnico di Milano per conto della Cisl e del Sicet
regionali, presentata questa mattina a Milano.
La ricerca si basa sulle province di Bergamo, Brescia, Como, Milano e Pavia,
analizzando la situazione nei comuni capoluogo e nel resto del territorio, sia
per quanto riguarda la situazione pregressa al 2008, sia per quella prevista dal
2009 al 2018 relativamente a edilizia sociale, convenzionata e libera.
Secondo l'indagine, "esiste un fabbisogno forte e crescente di
edilizia sociale da destinare all'affitto, che ha la sua punta nella citta' di
Milano, che da sola genera un fabbisogno irrisolto di edilizia sociale al
2018 di 223.575 vani", mentre per le cinque province assieme si arriva a 767.450
vani.
L'altra faccia della medaglia e' l'edilizia libera: secondo lo studio,
l'offerta sara' di 750mila vani, mentre la domanda si fermera' a 259mila,
con una differenza di circa 490mila vani. "Mai come oggi forse la prospettiva
del normale godimento del diritto a abitare in una casa appare irraggiungibile
per una parte crescente della popolazione lombarda", ha sottolineato il
segretario generale della Cisl Lombardia, Gigi Petteni. Lo studio poi paragona
la situazione italiana, che evidenzia una storica marginalita' dell'intervento
pubblico nell'edilizia del nostro paese, stimato attorno al 4,5% del totale,
confronto agli altri paesi europei, evidenziando come la percentuale raggiunga
il 34,6% nei Paesi Bassi, il 21% in Svezia, il 20% in Danimarca, il 17% in
Francia, il 14,3% in Austria, l'8% in Irlanda, il 7% nel Belgio e il 6,5% in
Germania.
"Il 4,5% e' assolutamente insufficiente a soddisfare il fabbisogno di
edilizia sociale e convenzionata, considerato il livello degli affitti,
soprattutto nelle grandi concentrazioni urbane - ha sottolineato il professor
Antonello Boatti, che ha diretto il lavoro - Il fatto poi che progressivamente
si provveda a smantellare i quartieri di edilizia popolare, privatizzandoli,
accentua la forbice esistente".
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