Fare subito le semplificazioni necessarie per superare gli scogli
incontrati nelle normative regionali e riprendere le misure sulle
ristrutturazioni contenute nella finanziaria approvata dal Governo Prodi.
Perche' il Piano Casa, rilanciato dall'attuale Esecutivo, deve
diventare innanzitutto un ''Piano Citta''', che punti a riqualificare le aree
degradate delle nostre metropoli.
In un'intervista all'ASCA Paolo Buzzetti, presidente dell'Ance,
l'Associazione Nazionale costruttori edili, spiega che il Piano Casa lanciato
nel 2009 dal Governo Berlusconi di fatto ''ha fallito'' perche' ''si e' infranto
contro la sovrapposizione normativa'' tra Stato e Regioni e ''perche' non sono
state realizzate le semplificazioni che tutti noi speravamo''. Il risultato
e' che ''i cittadini non lo conoscono e le imprese non sanno come fare''.
Pero', adesso, dopo la serie di misure varate dal Consiglio dei Ministri
per rilanciare l'economia del Paese, ''la sua attuazione e' possibile''.
Buzzetti, in particolare, auspica che il Cdm approvi subito le semplificazioni e
che il Piano Casa, piu' che all'aumento della cubatura delle villette private,
punti soprattutto alla ''riqualificazione delle aree metropolitane''.
Insomma, suggerisce il presidente dell'Ance, ''piu' che un Piano Casa, deve
diventare un Piano Citta'''.
Secondo Buzzetti, infatti, su questo l'Italia e' indietro di ''60 anni''
rispetto ai grandi Paesi dell'Unione Europea.
Bisognerebbe ''snellire le procedure e semplificare le norme per
l'abbattimento dei vecchi edifici, per le ristutturazioni, per i cambi di
destinazione d'uso'', incentivando al contempo ''il risparmio energetico'' degli
edifici.
Operazioni, queste, che ''non andrebbero a consumare territorio e non
avrebbero un impatto su cio' che ha un valore storico, culturale e paesagistico''.
Per questo, Buzzetti sottolinea che l'Ance ''ha sempre sostenuto le misure
contenute nella finanziaria di Prodi'' come la detrazione Irpef del 36% sulle
ristrutturazioni, l'Iva agevolata e gli sconti fiscali per la riqualificazione
energetica degli edifici.
Anche perche', la ''frustata al cavallo dell'economia'' che e' nelle
intenzioni del premier Silvio Berlusconi, ''non puo' non passare per un rilancio
dell'edilizia''. Un settore che ''in 3-4 anni potrebbe generare un valore pari a
50-60 miliardi di euro'' e, dunque, essere volano di posti di lavoro. ''Si pensi
solo - rileva Buzzetti - che un miliardo speso nell'edilizia equivale a circa
23mila occupati''.
Un settore che, pero', sta soffocando tra ''i ritardi dei pagamenti alle aziende
da parte delle amministrazioni'' e il mancato sblocco dei fondi per le piccole
(3,5 miliardi) e grandi opere (12 miliardi). Il presidente dell'Ance, a questo
proposito, chiede chiarezza: ''il Governo ci dica se i soldi ci sono o no''.
Anche perche', aggiunge, ''senza garanzie pubbliche le imprese si trovano in
difficolta' nel chiedere credito alle banche''. Ma su quest'ultimo punto,
precisa Buzzetti, l'Ance si sta muovendo attraverso una serie di tavoli con
l'Abi, l'Associazione Bancaria Italiana, e coinvolgendo la Cassa Depositi e
Prestiti. luq/vlm/ss
http://www.asca.it
|