E` in arrivo il dpcm per ripartire fra gli enti locali soggetti al Patto di
stabilita` interno il «fondo» da 480 milioni di euro stanziato dall`art.
1, comma 93, della legge 220/10.
L`obiettivo principale di tale disposizione e` «distribuire in modo equo
il contributo degli enti alla manovra e le differenze positive e negative»
derivanti dalla ennesima riscrittura delle regole del Patto operata dalla legge
di stabilita` (si veda ItaliaOggi del 7 gennaio 2011).
Si tratta di un alleggerimento reale della manovra imposta a Province e
Comuni per il 2011, perche` il conto e` interamente pagato dallo Stato e non
sono previste compensazioni a carico del medesimo comparto. Le cifre in
ballo, peraltro, non sono da capogiro, anche perche` 130 milioni (oltre
un quarto del totale) saranno indirizzati alla sola Milano per l`Expo 2015.
Per tutti gli altri rimangono, quindi, 350 milioni, poco piu` di un decimo del
contributo richiesto ai soli Comuni (che, tenendo conto anche di quanto
stabilito dalle precedenti manovre finanziarie, ammonta a 3.300 milioni, come ha
ricordato nei giorni scorsi l`Ifel).
Gli sconti. I contenuti del dpcm non sono ancora ufficiali. E
mentre e` chiaro il meccanismo che si applichera` per i Comuni, altrettanto non
puo` dirsi per le Province. A favore dei sindaci viene introdotta una
clausola di salvaguardia che pone all`obiettivo specifico loro assegnato,
calcolato come previsto dall`art. 1, comma 87 e ss, della legge 220/10, un tetto
espresso come percentuale della spesa corrente media 2006-2008. Il tetto,
differenziato a seconda della dimensione demografica dei Comuni, e` fissato al
10,5% per quelli piu` grandi (oltre 200.000 abitanti), al 7% per quelli medi (da
10.000 a 200.000 abitanti) e al 5,4% per quelli piu` piccoli (da 5.000 e 10.000
abitanti). Un esempio puo` aiutare a comprendere meglio il meccanismo.
Consideriamo un Comune piccolo con una spesa corrente media 2006-2008 di
3.500.000 curo e a cui la legge di stabilita` abbia assegnato un obiettivo
specifico di 280.000 euro. Il rapporto percentuale fra i due valori e` pari
all`8% (280.000/3.500.000=0,08). Scatta quindi il tetto (in questo caso il
5,4%), che riduce l`obiettivo a 189.000 euro (=3.500.000*0,054).
Pro e contro. In tal modo il peso del Patto viene distribuito in
maniera certamente piu` equilibrata che in precedenza. E` apprezzabile, inoltre,
l`attenzione riservata ai Comuni di minori dimensioni, per i quali e` fissato un
tetto piu` basso e quindi piu` generoso. La soluzione adottata non risolve pero`
tutti i problemi: da un lato, perche` vale solo per il 2011; lasciando un
grosso punto interrogativo per gli anni futuri; dall`altro, perche` non tiene
conto delle variegate situazioni ed esigenze dei diversi enti, che solo in parte
sono riflesse dalle rispettive dimensioni e capacita` finanziarie. Pertanto,
continueremo ad avere enti che sfondano il Patto ed altri che superano
l`obiettivo loro assegnato. Poiche` i secondi saranno assai piu` numerosi dei
primi, si produrranno risparmi che, come ha ricordato nei giorni scorsi il
segretario generale dell`Anci Angelo Rughetti, non rimarranno automaticamente
acquisiti al comparto. Per ovviare, l`unica strada al momento percorribile e`
quella della c.d. territorializzazione, che consentirebbe di riequilibrare
ulteriormente i carichi all`interno di ciascun sistema regionale e di
ottimizzare gli spazi finanziari disponibili. In tale prospettiva, occorre che
quanto prima siano adottate le linee guida previste dall`art. 1, comma 141,
della legge 220/10, in mancanza delle quali la territorializzazione e` destinata
a rimanere in stand-by.
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