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PATTO DI STABILITA' - Sconti ai Comuni piu` piccoli
21/02/2011

E` in arrivo il dpcm per ripartire fra gli enti locali soggetti al Patto di stabilita` interno il «fondo» da 480 milioni di euro stanziato dall`art. 1, comma 93, della legge 220/10.

L`obiettivo principale di tale disposizione e` «distribuire in modo equo il contributo degli enti alla manovra e le differenze positive e negative» derivanti dalla ennesima riscrittura delle regole del Patto operata dalla legge di stabilita` (si veda ItaliaOggi del 7 gennaio 2011).



Si tratta di un alleggerimento reale della manovra imposta a Province e Comuni per il 2011, perche` il conto e` interamente pagato dallo Stato e non sono previste compensazioni a carico del medesimo comparto. Le cifre in ballo, peraltro, non sono da capogiro, anche perche` 130 milioni (oltre un quarto del totale) saranno indirizzati alla sola Milano per l`Expo 2015. Per tutti gli altri rimangono, quindi, 350 milioni, poco piu` di un decimo del contributo richiesto ai soli Comuni (che, tenendo conto anche di quanto stabilito dalle precedenti manovre finanziarie, ammonta a 3.300 milioni, come ha ricordato nei giorni scorsi l`Ifel).

Gli sconti. I contenuti del dpcm non sono ancora ufficiali. E mentre e` chiaro il meccanismo che si applichera` per i Comuni, altrettanto non puo` dirsi per le Province. A favore dei sindaci viene introdotta una clausola di salvaguardia che pone all`obiettivo specifico loro assegnato, calcolato come previsto dall`art. 1, comma 87 e ss, della legge 220/10, un tetto espresso come percentuale della spesa corrente media 2006-2008. Il tetto, differenziato a seconda della dimensione demografica dei Comuni, e` fissato al 10,5% per quelli piu` grandi (oltre 200.000 abitanti), al 7% per quelli medi (da 10.000 a 200.000 abitanti) e al 5,4% per quelli piu` piccoli (da 5.000 e 10.000 abitanti). Un esempio puo` aiutare a comprendere meglio il meccanismo. Consideriamo un Comune piccolo con una spesa corrente media 2006-2008 di 3.500.000 curo e a cui la legge di stabilita` abbia assegnato un obiettivo specifico di 280.000 euro. Il rapporto percentuale fra i due valori e` pari all`8% (280.000/3.500.000=0,08). Scatta quindi il tetto (in questo caso il 5,4%), che riduce l`obiettivo a 189.000 euro (=3.500.000*0,054).

Pro e contro. In tal modo il peso del Patto viene distribuito in maniera certamente piu` equilibrata che in precedenza. E` apprezzabile, inoltre, l`attenzione riservata ai Comuni di minori dimensioni, per i quali e` fissato un tetto piu` basso e quindi piu` generoso. La soluzione adottata non risolve pero` tutti i problemi: da un lato, perche` vale solo per il 2011; lasciando un grosso punto interrogativo per gli anni futuri; dall`altro, perche` non tiene conto delle variegate situazioni ed esigenze dei diversi enti, che solo in parte sono riflesse dalle rispettive dimensioni e capacita` finanziarie. Pertanto, continueremo ad avere enti che sfondano il Patto ed altri che superano l`obiettivo loro assegnato. Poiche` i secondi saranno assai piu` numerosi dei primi, si produrranno risparmi che, come ha ricordato nei giorni scorsi il segretario generale dell`Anci Angelo Rughetti, non rimarranno automaticamente acquisiti al comparto. Per ovviare, l`unica strada al momento percorribile e` quella della c.d. territorializzazione, che consentirebbe di riequilibrare ulteriormente i carichi all`interno di ciascun sistema regionale e di ottimizzare gli spazi finanziari disponibili. In tale prospettiva, occorre che quanto prima siano adottate le linee guida previste dall`art. 1, comma 141, della legge 220/10, in mancanza delle quali la territorializzazione e` destinata a rimanere in stand-by.


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