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SICUREZZA LAVORO - Il lavoro notturno e' ''antibiologico'', ma il rischio di infortuni e' piu' basso
29/11/2011

L'ultimo numero del periodico Dati INAIL dedica un approfondimento a chi lavora quando la maggioranza della popolazione dorme. Le fasce orarie piu' a rischio sono quelle tra l'una e le due e tra le cinque e le sei del mattino.


Se siete lavoratori notturni, se lavorate cioe' per almeno tre ore tra la mezzanotte e le sei del mattino, dovete prestare particolare attenzione nella fascia tra l'una e le due e in quella dalle cinque alle sei. e' in questo lasso di tempo, infatti, che si concentra circa la meta' degli infortuni che riguardano i lavoratori della notte, e il dato resta costante negli ultimi cinque anni presi in considerazione, dal 2006 al 2010. Questa una delle considerazioni che emergono dalla lettura dell'ultimo numero del mensile Dati INAIL, che ha dedicato un dettagliato approfondimento alle caratteristiche degli infortuni e ai fattori di rischio per chi lavora quando la maggioranza della popolazione dorme. Sono l'8,5% degli occupati, sette su 10 turnisti. Nel 2010, secondo i dati Istat, i lavoratori notturni sono stati 1,9 milioni, l'8,5% del totale degli occupati. Le donne rappresentano il 28,6%, quota inferiore rispetto al 40,3% registrato per tutti i lavoratori. Fra gli occupati il 30% e' impiegato esclusivamente in orario notturno, mentre il 70% e' turnista (di questi i tre quarti hanno lavorato di notte una sola volta nel corso del mese).

Le denunce ai livelli del 2006 e 2007. Gli infortuni notturni avvenuti nel 2010 sono stati 19.565, 1.317 in piu' rispetto al 2009, pari a un aumento del 7,2%, in controtendenza rispetto al calo registrato nei due anni precedenti. L'incremento delle denunce ha riportato il fenomeno ai livelli del 2006 e 2007 e si spiega con la lenta ripresa delle attivita' notturne nel settore industriale. Aumentano anche gli infortuni femminili in orario notturno (+8,6% rispetto al 2009) e ancora piu' consistente e' l'incremento tra i lavoratori notturni nati all'estero (+10,6%), mentre resta sostanzialmente stabile il numero dei casi mortali: circa 50 all'anno. In termini percentuali le professioni piu' soggette a infortunio sono proprio quelle svolte prevalentemente di notte: autisti (6,4%), infermieri e inservienti (5,2%), guardie giurate (4,8%) e operatori ecologici (4,2%). Tra i soli lavoratori stranieri, invece, le frequenze di infortunio piu' elevate sono tra i facchini (9,8%) e i magazzinieri (6,6%). Nel complesso, comunque, gli infortuni sul lavoro avvenuti di notte nel 2010 sono pari soltanto al 2,5% del totale.

La "rischiosita'" inferiore a quella registrata per il totale dei lavoratori. Il lavoro notturno e' da tempo riconosciuto come "antibiologico" e quindi va considerato un fattore di rischio che ha delle conseguenze sulla probabilita' di infortunio. Uno studio della Consulenza statistico attuariale, che ha ha misurato la sua rischiosita' attraverso l'incidenza infortunistica - ovvero il rapporto tra gli infortuni denunciati e i lavoratori esposti al rischio notturno - ha rivelato pero' che per l'anno 2010 e' stata pari al 27?, inferiore a quella registrata per il totale dei lavoratori (34?). Il paradosso e' solo apparente. Il fattore "antibiologico", infatti, puo' essere bilanciato dal fatto che molte lavorazioni con incidenza infortunistica elevata, come le costruzioni, sono svolte prevalentemente in orario diurno, mentre le attivita' industriali, notoriamente piu' pericolose, quando sono svolte a ciclo continuo, sono generalmente caratterizzate da un livello di automazione che e' maggiore di notte rispetto alle ore diurne, con l'attivita' notturna spesso limitata al solo presidio e controllo dei macchinari.

http://www.inail.it

 


 
 
 
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