La direzione generale Mercato interno della Ue risponde all'esposto dei costruttori: il tetto del 30% viola norme e giurisprudenza europea.
Proprio mentre Governo e Parlamento sono impegnati nella revisione degli aspetti critici della riforma appalti, (hanno ormai dato parere favorevole con osservazioni) la Commissione europea chiede all'Italia di correggere l'impostazione del nuovo codice e anche del decreto correttivo ora all'esame delle Camere in tema di subappalto.
Al centro della questione c'è la delicata disciplina dei subappalti, cioè delle quote di lavoro che le imprese vincitrici dei contratti con la PA possono girare ad altre imprese, evitando di eseguirli in proprio per scelta organizzativa o per carenza di capacità specifiche.
Non sono questioni tecniche perche'; è proprio da norme come questa che passano impostazioni di politica aziendale che riguardano decine di migliaia di imprese.
Il nuovo codice ha limitato a una quota del 30% da calcolare sull'importo complessivo del contratto la possibilità di subappaltare i lavori.
Con il decreto correttivo, da varare entro il 19 aprile, il governo punta su regole meno restrittive.
La quota del 30% resta, ma viene limitata alla tipologia di lavorazione prevalente in cantiere, rendendo sostanzialmente libera l'assegnazione in subappalto delle altre lavorazioni.
In questo modo verrebbe ripristinata la disciplina del vecchio codice, in vigore fino al 2016.
Da Bruxelles arriva la bocciatura ad entrambe le soluzioni.
<< La Corte di Giustizia - si legge nella nota della direzione generale Ue - ha ripetutamente censurato i limiti imposti dagli Stati Membri al subappalto, che – in linea di principio è “illimitato” >>.
La direzione generale definisce «molto preoccupanti» i vincoli previsti dal correttivo perche'; «la previsione di limiti quantitativi generali e astratti applicabili laddove il subappalto è consentito, sembrano in netto contrasto con le norme e la giurisprudenza UE sopra esposte».
In più, sottolinea la nota, si rischia di andare contro anche all'obiettivo di favorire la partecipazione delle PMI agli appalti, contraddicendo uno dei punti qualificanti delle nuove direttive.
Di qui la richiesta finale alle Autorità italiane di tenere conto dei rilievi svolti correggendo le disposizioni interessate (Codice e Correttivo).
Per adesso un avvertimento che, in caso contrario, rende abbastanza probabile l'ipotesi di una procedura di infrazione.
(Fonte: cna.it)
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