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IMPRESE IN RIVOLTA SULLA TAV: revocati dal Governo 3 contratti.
29/03/2007

Provvedimento «illegittimo e arrogante» quello con cui il Governo ha revocato tre contratti dell'Alta velocità, secondo le grandi imprese. Affermazioni «false» ribatte il Governo. Alla vigilia del voto definitivo sul decreto legge sulle liberalizzazioni – domani al Senato – si è riacceso ieri lo scontro tra l'Agi (l'associazione delle grandi imprese di costruzioni) e il Governo sulla norma con cui si azzerano i vecchi contratti Tav.

La miccia l'ha innescata l'Agi con una pagina a pagamento su tre quotidiani «per offrire – si legge nel comunicato – all'opinione pubblica gli elementi di conoscenza per un giudizio politico informato». Secondo l'associazione guidata da Mario Lupo, «è falso che i contraenti generali siano inefficienti». A bloccare in questi 16 anni le opere sarebbe soltanto la mancanza di finanziamenti. Così come sarebbe falsa anche la possibilità di risparmiare «mettendo in gara le linee oggetto di revoca». «I ribassi d'asta sono illusori – scrive l'Agi – perche' generano successive richieste di adeguamento e contenzioso». E a conferma il comunicato cita il caso del Nodo ferroviario di Bologna affidato con gara con un ribasso del 46%, dove «tra varianti progettuali e riserve dell'appaltatore (...) il risparmio è stato totalmente annullato».

Pronta la replica del Governo, affidata ai ministri Di Pietro e Bersani che confermano le difficoltà dovute alle risorse. «Il problema, per le tratte i cui affidamenti sono stati revocati, non sta nella messa in gara dei lavori – rispondono – ma nel reperire gli oltre 12 miliardi di euro necessari: spostare l'attenzione su altre questioni non serve a niente».
«L'emarginazione dall'Europa la rischiamo solo continuando a tenerci fuori da regole e procedure europee - puntualizza il comunicato - e accettando costi delle opere pubbliche che non sono paragonabili a quelli d'uso in Europa».

La revoca dei contratti per la Milano-Genova, la Milano–Verona e la Verona-Padova è stata poi al centro della tavola rotonda organizzata dall'Igi (Istituto grandi infrastrutture). Per il presidente, Giuseppe Zamberletti, «il Governo, anziche' la revoca avrebbe potuto scegliere la strada del recesso, ammessa dalle convenzioni firmate con i contraenti generali». Una scelta che per Zamberletti è paradossale: «Nelle convenzioni c'è una clausola che in caso di recesso limita il rimborso della progettazione al 3%, mentre ora i costi di progettazione dovranno essere pagati per intero». E sul nodo dei progetti si è soffermato Franco Gaetano Scoca, professore di diritto amministrativo alla Sapienza: «In caso di recesso sarebbe scattato l'obbligo di consegnare i progetti all'amministrazione, con la revoca questo non accadrà. Anzi, le imprese avranno diritto all'indennizzo comunque, anche se non consegneranno i progetti».

Per Marcello Clarich, ordinario di diritto amministrativo alla Luiss, la chiave di lettura del provvedimento è economica: «La scelta di una revoca con una legge-provvedimento si giustifica solo con l'inserimento nella stessa norma di forti limitazioni agli indennizzi».
Anche Carlo Mezzanotte, vicepresidente emerito della Corte costituzionale, si è soffermato sul tetto all'indennizzo: «Per legge è stata esclusa la risarcibilità della perdita di chance, ma la legge non può privare i cittadini dei mezzi di tutela giudiziaria».

Intanto ieri l'amministratore delegato delle Ferrovie, Mauro Moretti, ha consegnato alla commissione Lavori pubblici del Senato che sta svolgendo un'indagine conoscitiva sull'Alta velocità, un documento sui costi della rete. Moretti stima il risparmio ottenibile dalla messa in gara delle tre tratte revocate in una percentuale che va dal 14 al 20% «con una conseguente riduzione complessiva dei costi – si legge nel documento – pari a circa 4–6 milioni di euro».

Il dato viene ricavato anche dal confronto con le tratte affidate con appalto pubblico, quali la Padova-Mestre e la Pioltello-Treviglio per le quali il costo a chilometro è pari a 19 e 24 milioni di euro. Contro i 62 stimati della Milano–Genova, i 35 della Milano–Verona e i 34 della Verona Padova.

fonte: Il sole 24 ore

 


 
 
 
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