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TFR, si avvicina il 30 maggio. Cosa fare?. meglio lasciarlo dov'e'?
10/05/2007

Dal quotidiano: la voce d'Italia: "Meglio non rinunciare a una liquidazione immediatamente disponibile, in caso di licenziamento".


Milano, - Siamo bombardati di consigli sul Tfr e pressati da intermediari che si offrono di consigliare al meglio i risparmiatori su come e dove traghettare i propri risparmi. Una sola voce va controcorrente: è quella di Beppe Scienza, docente di metodi e modelli per la pianificazione economica all'Università di Torino e autore del libro "Il Risparmio Tradito" (con prefazione di Beppe Grillo) che ha venduto 24 mila copie in pochi mesi, che sta preparando un altro saggio rovente proprio sul tema del Tfr (di prossima uscita con la casa editrice Fazi).


Egli ritiene che la destinazione automatica della liquidazione alla previdenza complementare non garantisca il potere d’acquisto delle somme versate. Ma non solo. "Chi tiene il Tfr in azienda potrà sempre cambare idea" avverte Scienza. "Chi invece passa alla previdenza complementare non potrà più farlo". Beppe Scienza pensa che sia più prudente tenersi ben stretto il Tfr finchè non esistono fondi che garantiscano il potere di acquisto delle somme versate. In modo da poterci far conto in caso di licenziamento dall'azienda. E' un bel vantaggio se si pensa che chi entra oggi nel mondo del lavoro deve rinuniare automaticamente al Tfr e si ritrova gli accantonamenti già in automatico nei fondi pensione.


Ma quelli che conferiranno il Tfr ai fondi chiusi e aperti, saranno garantiti o no? La legge sulla previdenza complementare, di fatto, non impone nessuna particolare trasparenza sulla gestione, spiega il professore torinese. Dunquè egli ipotizza che la trasparenza sulle pensioni integrative sarà ancora minore rispetto a quella sui fondi di investimento. Il gestore ci guadagna comunque vadano le cose, il rischio sarà sempre a carico del lavoratore. Il quale deve puntare non sulla redditività, ma sulla sicurezza.


Una nota molto dolente, secondo Beppe Scienza, riguarda l'erogazione della liquidazione all'entrata in pensione. La liquidazione potrebbe essere distribuita una compagnia di assicurazioni o da un fondo. "In entrambi i casi non esiste nessun fondo di garanzia, come avviene invece per i soldi depositati in banca. I fondi pensione non possono fallire, ma in situazioni come quelle degli anni Settanta, un fondo azionario potrebbe anche perdere il 75% del suo valore reale". Il limite del sistema di previdenza complementare messo in piedi dal governo Prodi è insomma l'assenza di garanzie in termini reali, sostiene Scienza. Mentre il vecchio Tfr, lasciato in azienda, difenderebbe egregiamente il potere di acquisto delle somme accantonate.


Katia Ferri Melzi d'Eril
Fonte: la voce d'Italia

 


 
 
 
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