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Guide: IMPRESA E IL FOTOVOLTAICO: OPPORTUNITÀ E RISCHI. Per alcuni e' un business vincente. Per altri e' una bufala
19/03/2008

Per alcuni e' un business vincente. Per altri e' una bufala, anche per colpa delle nuove norme del “conto energia”. Stiamo parlando del fotovoltaico applicato all'industria, piccola, media o grande che sia. La verita', come spesso accade, sta probabilmente nel mezzo: occorre a mente fredda farsi i conti in tasca, valutandolo come un'opportunita' da cogliere con le dovute cautele.

Fonte CONFAPPI: Confederazione Piccola Proprieta' Immobiliare

Impresa e il fotovoltaico: opportunita' e rischi

I sostenitori del cosiddetto “FV” ricordano che l'industria, ha larga disponibilita' di superfici di tetto su cui disporre i pannelli solari: spesso centinaia se non migliaia di metri quadrati, niente a che vedere con quelle che ricoprono villette o anche condomini. Poi la possibilita' di disporre di una fonte energetica a prezzo zero, preziosa soprattutto se i consumi, quali per esempio quelli di una fabbrichetta metalmeccanica, sono un'importante voce nel passivo aziendale. Da non trascurare inoltre il fatto che il costo dell'impianto e' ammortizzabile in bilancio e l'Iva sull'acquisto detraibile, fattori positivi che i privati che installano gli impianti a fonti energetiche rinnovabili non possono mettere in conto. Infine con un mutuo pensato ad hoc (o con un leasing) e' pensabile di installare l'impianto a costi vicini allo zero, godendo sin da subito di forti sconti sulla bolletta.

I detrattori insistono innanzitutto su fatto che le tariffe incentivanti sono sottoposte alla tassazione del reddito d'impresa, anche quando gran parte dell'energia viene autoconsumata. Sottolineano poi per gli impianti oltre i 20 kilowatt la vendita del surplus di energia e' un fatto obbligato, a tariffe minime che partono da 0,098 euro al kilowatt (e ancor meno per le produzioni piu' alte, si veda la tabella) contro gli 0,11-0,14 al kW a cui l'imprenditore la comprerebbe. Ricordano come il cosiddetto “nuovo conto energia”, a differenza del vecchio, per gli impianti da 21 a 1000 chilowatt, remuneri in ugual modo ciascun kW di potenza installato, secondo criteri fuori da ogni logica industriale che incentiverebbe i grandi produttori di solare. Una scelta nata dal fatto che si e' voluto privilegiare il fotovoltaico diffuso, anziche' quello “concentrato”, anche per limitarne l'impatto ambientale. Infine la tariffa incentivante e' fissa per vent'anni, senza adeguamento Istat: cio' porta a una forte svalutazione degli incentivi alla fine del periodo ventennale.

Entrambe le due tesi sono hanno del vero. Portano pero' a tre conclusioni molto semplici (evidenziate nei due esempi in pagina). La prima e' che, se si paga di tasca propria l'impianto, la redditivita' dell'investimento e' piuttosto bassa, che oscilla da un minimo del 4% (piccola industria al Nord con alti costi di installazione) all'8% (grande industria al Sud). In compenso, si guadagna sulla bolletta, trasformando un costo operativo in investimento. La seconda e' che, e' per chi ricorre a un mutuo o a un leasing le tariffe incentivanti fanno in buona parte da copertura al credito concesso e il risparmio dei costi energetico e' garantito. E' quest'ultima scelta quella di gran lunga privilegiata dalle Pmi, in parte per i minori rischi insiti in questa soluzione, in parte perche' non rientra nella mentalita' dell'imprenditore destinare la liquidita' di cassa a un business, quello energetico, diverso da quello a cui si e' destinata la propria attivita' principale.

La terza considerazione e' che tutto o molto cambiera' quando, come e' previsto dalla finanziaria 2008, un decreto ministeriale sancira' il passaggio da un massimo di 20 kW a uno di 200 kW del regime dello scambio sul posto. Afferma Luigi Oliva, consulente di Sviluppo Valore, societa' che con Assolombarda ha lanciato lo “Sportello Fotovoltaico” per le imprese: “La conseguenza sara' che un imprenditore che consuma molta energia (per esempio perche' proprietario di un'officia metalmeccanica) optera' senz'altro per lo scambio sul posto, anziche' per la vendita privilegiando gli sconti sulla bolletta rispetto alla vendita, che tra l'altro lo costringe a specializzare la propria attivita' in un ambito sconosciuto e caratterizzato da forti oscillazioni dei prezzi derivate anche da crisi internazionali e difficilmente pianificabili nel futuro”.

Cio' vale anche per chi da oggi gode del “conto energia” ma e' costretto, volente o nolente, a vendere il proprio surplus:salvo sorprese il passaggio dal regime di alienazione a quello dello scambio sul posto dovrebbe essere possibile a ogni scadenza del contratto annuale.

Mutui e tariffe vendita: le principali variabili nella scelta

Le considerazioni sui pro e contro del fotovoltaico sono condizionate da due variabili decise: disponibilita' dei mutui e tariffe di vendita del surplus prodotto. 

I mutui. Sulla carta sono molte, e in crescita numerica, le banche che garantiscono mutui al 100% del costo per l'installazione di impianti con fonti rinnovabili, prendendo a garanzia o le tariffe incentivanti del conto energia oppure i certificati verdi destinanti a fonti diverse dal FV. Molte di esse giungono fino a promettere prestiti chirografari (senza quindi la necessita' e il costo di ricorrere a ipoteche sugli immobili). Come abbiamo gia' premesso, lo sviluppo di questo tipo di crediti e' condizione imprescindibile senza il quale il fotovoltaico nelle Pmi sarebbe destinato a restare nel pio limbo dei desideri.

Il guaio e' che non sempre ai buoni propositi corrisponde la realta'. Molti prodotti offerti per ragioni di immagine non corrispondono a effettive disponibilita' di erogare finanziamenti reali. Inoltre la proverbiale ritrosia delle banche italiana al capital financing, porta di fatto a non accontentarsi facilmente della garanzia ventennale delle tariffe incentivanti, ma a puntare su altri ammortizzatori del rischio: fideiussioni, analisi dell'effettiva solidita' industriale della Pmi, ipoteche, cambiali Anche quando, sulla carta, l'industria avrebbe la possibilita' di ottenere il mutuo, rischia di consumare la sua “capacita' di attirare credito” per l'impianto, non potendo avere altro denaro fresco utile per il suo core business, una situazione inaccettabile.

La vendita dell'energia. L'alienazione del surplus di energia, come alternativa allo scambio sul posto, e', a detta di Francesco Trezza del Gse, piu' interessante di quel che pare: “Fatta la premessa che lo scambio sul posto e' piu' favorevole per chi consuma molto”dice Trezza, “anche chi fa il contrario, perche' dispone di grandi superfici su capannoni adibititi a semplici magazzini, ha i suoi vantaggi. Non bisogna dimenticare che le tariffe minime garantire per la vendita sono, appunto, minime. Nella vendita si fa riferimento ai prezzi del mercato locale, che variano a seconda delle ore di consumo. Quelle nella fascia attorno a mezzogiorno, quando ci sono i picchi di insolazione, sonio i piu' alti e percio' e probabile che chi ospita il fotovoltaico possa spuntare tariffe piu' alte di quelle alle quali acquisterebbe l'energia, rendendo interessante a lungo periodo l'investimento”.


Novita' sul conto energia

Ogni discorso sulla convenienza economica del fotovoltaico non avrebbe senso se non esistesse una spinta decisiva all'installazione: il cosiddetto conto-energia, cioe' la possibilita' di essere pagati per ogni kilowatt di energia solare “pulita” prodotta, anche per il proprio autoconsumo. E, in caso di forti surplus, la possibilita' di vendere quel che non si utilizza, a tariffe minime garantite, non di molto inferiori a quelle di mercato. Si tratta di un incentivo indispensabile per giustificare il costo davvero elevato di installazione di questo tipo di impianto, una scelta che nasce da motivazioni politico-culturali, giustificata come l'unico modo per rendere possibile l'espansione dell'energia solare “evoluta”, quella che utilizza l'irradiazione del sole direttamente per la produzione di elettricita' e non, come accade per i pannelli solari termici, per scaldare un liquido da utilizzare solo per usi igienico sanitari.

Il 2008 e' il secondo, e piu' importante, anno di svolta, per questo tipo di energia. I primo e' stato il 2006, quando si e' passati dai contributi, erogati dalle regioni, al conto energia, che lascia all'investitore tutto il peso del costo d'installazione, ma in compenso lo premia con il pagamento di ogni kilowatt prodotto, a suo favore se' o per gli altri, nel corso di vent'anni. Il secondo, il 2008, ha dato il via libera a un flusso quasi illimitato di finanziamenti, garantito da un'addizionale apposita (A3) sulle bollette energetiche pagate dagli italiani. Ricordiamo che, invece, fino all'anno scorso ottenere le cosiddette “tariffe agevolate” era un bel match: file interminabili al primo giorno di apertura degli sportelli per l'accoglienza delle domande (l'1 marzo), e fondi esauriti nel giro di pochi giorni.

Per slacciare i cordoni della borsa e' bastato escludere dalla componente tariffaria A3 delle bollette le centrali che producono energia dai rifiuti o dai combustibili fossili, che da marzo 2008, come dispone la nuova Finanziaria (art. 2 commi 136-138), non riceveranno piu' fondi, tutti dedicati alle vere fonti rinnovabili. Cio' ha tra l'altro permesso di abolire del tutto la cosiddetta “fase istruttoria” delle domande, e quindi le file dei questuanti. Oggi la richiesta di incentivi va presentata al Gse (il Gestore dei servizi elettrici che sovrintende a questo settore) solo dopo l'entrata in esercizio dell'impianto e, in sostanza, e' automaticamente accolta se l'impianto e' in regola. Una procedura davvero snella, anche se nasconde alcune insidie (vedi articolo in pagina). Il limite di potenza agevolabile (passato via via da 100 megawatt a 1.200 megawatt piu' altri 100 per impianti che impiegano tecnologie innovative) dovrebbe essere piu' che sufficiente ad adempiere alla richieste, ed e' comunque flessibile perche' permette una proroga di 14 mesi dopo che e' stato raggiunto, per gli impianti entrati in esercizio in quel periodo.

Va poi aggiunto che quello che il “nuovo conto energia” (come e' ormai chiamato) introduce diverse altre novita'. Tra le altre un premio per impianti fotovoltaici abbinati all'uso efficiente dell'energia. Poi un altro premio a chi sostituisce coperture contenenti amianto (il famigerato Eternit) con quelle integrate nel tetto dell'edificio (che, gia' da sole, hanno incentivi maggiori). Infine il superamento sia del limite di 1000 kW, quale potenza massima incentivabile per un singolo impianto, sia di quello che impediva l'utilizzo della tecnologia fotovoltaica a film sottile, molto usata nell'ambito dell'integrazione architettonica dei pannelli nelle coperture. Le ultime due misura sono decisive per favorire soprattutto gli impianti nella grande industria.

Quanti impianti per l'industria

Il recente rapporto sull'andamento del settore fotovoltaico, diffuso a gennaio 2008 ma con dati riferiti a settembre 2007, ha scatenato forti polemiche nel settore.

All'indice soprattutto il fatto che le cifre riportate fanno balzare all'occhio come il settore dei medi e grandi impianti sarebbe in tendenziale declino, con conseguente calo della produzione elettrica in futuro: dei 53,6 megawatt entrati in esercizio, solo 12 sono ascrivibili agli impianti costruiti nell'ambito delle regole del nuovo conto energia, mentre il resto sarebbe frutto di quelle applicate nel vecchio conto. Per ora, insomma, si vive di rendita, ma in futuro le cose cambieranno in peggio, dal momento che le nuove norme penalizzano le installazioni medio grandi. Ne abbiamo chiesto conto a Francesco Trezza, responsabile del Gestore dei servizi elettrici per il settore del F.T:

D. C'e' del vero nelle polemiche scatenate dal vostro rapporto?

R. A parte il fatto che quei 12 megawatt sono gia' saliti a 19, e' noto che oggi, a differenza di un tempo, siamo costretti a tener conto solo degli impianti effettivamente in funzione, ed anche di essi dopo un lasso di tempo in media di 3 mesi, necessario per la firma della convenzione. Pur non potendo fare cifre, abbiamo comunque il polso della situazione e possiamo garantire che il boom del fotovoltaico con il nuovo conto energia non si e' affatto esaurito, oppure limitato alle utenze domestiche. Anzi, ci sono operatori internazionali del settore, soprattutto tedeschi, che ventilano, l'interesse a investire in installazioni a terra nel sud della Penisola,che avrebbero addirittura dai 100 ai 200 megawatt di potenza, con estensioni che si avvicinano al chilometro quadrato. Sono attirati dagli incentivi piu' interessanti in Italia che da loro. Ad esser ottimisti, ci vorra' pero' almeno un anno prima che passino dalle parole ai fatti. 

D. Ma c'e' chi dice che si scontreranno con a dura realta' e molleranno la presa…

R. Difficolta' ci sono, inutile negarlo. Primo, trovare ettari ed ettari di terreno disponibile, sufficientemente pianeggiante, orientato bene verso il sole, che sia connettibili senza costi stratosferici alla rete. Poi ottenere l'assenso delle amministrazioni locali, scontrandosi con inevitabili polemiche, da quelle ambientaliste a quelle interessate, superando scogli burocratici a cui non sono abituati nei loro Paesi d'origine. Qualche progetto fallira' sul nascere, ma resto ottimista.

D. A parte i mega-impianti, come va con le richieste della piccola e media industria?

R. Il tempo e' galantuomo, e mi sento di dire che il trend di crescita non e' affatto esaurito, e che non solo il 2008 ma anche gli anni successivi vedranno una robusta crescita degli impianti da 50 chilowatt di potenza in su. Il nuovo conto energia, a differenza di quello vecchio, tien conto dell'a collaudata efficienza energetica degli impianti e della loro effettiva realizzazione, quindi si regge su un terreno molto piu' solido. 


Le regole

La misura dei contributi versati dallo Stato muta a secondo di due variabili. La prima e' appunto il grado di integrazione architettonica (inesistente, parziale o totale). La seconda e' la potenza teorica dell'impianto (sono piu' agevolati quelli piccoli, che costano proporzionalmente di piu'). Ecco come.


Tariffe per il 2007 e il 2008

Potenza (kW)

Impianto non integrato (euro per kW/ora prodotto)

Impianto integrato parzialmente

(euro per kW/ora prodotto)

Impianto integrato (euro per kW/ora prodotto)

Da 1 a 3 KW

0,4

0,44

0,49

Da 3 a 20

0,38

0,42

0,46

Piu' di 20

0,36

0,40

0,44

Sono considerati “parzialmente integrati” i pannelli sovrapposti al tetto e non integrati quelli posti, per esempio, sul suolo.

Chi installa subito e' agevolato: infatti queste tariffe verranno ridotte del 2% nel 2009 e di un altro 2% dal 2010. Poi si vedra'. L'incentivo resta costante per vent'anni, uguale a quello che si e' riscosso la prima volta,senza aggiornamenti al costo della vita o dell'energia. Dal ventunesimo, niente piu' agevolazioni.

L'effettiva produzione di energia dipende da due fattori: il numero di pannelli che si installa e il grado di insolazione. Per esempio con 64 pannelli installati a Cuneo (zona fredda) si produce probabilmente circa gli stessi kilowatt/ora che con 46 installati a Palermo (zona calda). Ovviamente i costi iniziali sono maggiori a Cuneo. Piu' in generale il prezzo a kilowatt di impianto varia da un massimo di 7.200 euro (superfici dedicate molto piccole) a un minimo di 5.000 euro (superfici vastissime) 

Oltre al contributo va tenuto conto, naturalmente, dei risparmi energetici conseguiti, come minori somme sulla bolletta. Non e' poco, con l'incremento costante dei costi energetici, che ultimamente hanno avuto una forte impennata. .

Non e' finita: queste tariffe possono essere aumentate del 5%, a favore di privati cittadini, in questi casi:

a) per gli impianti non integrati di potenza superiore a 3 kW, quando si consuma almeno il 70% dell'energia prodotta;

b) per gli impianti integrati in cui il vengono sostituiti i tetti che contengono amianto.

Infine e' previsto un premio aggiuntivo per chi garantisce una riduzione minima del 10% del fabbisogno energetico degli edifici, proporzionata tale riduzione (con un massimo del 30% in piu' della tariffa). 

Vendita

Attualmente gli impianti oltre 20 kW sono costretti alla vendita dell'elettricita' prodotta in piu', a tariffe minime garantite piu' basse di quelle a cui la acquistano:circa 0,098 euro al kilowatt (e ancor meno per le produzioni piu' alte, si veda la tabella) contro gli 0,11-0,14 kW a cui la comprerebbero. Puo' essere fatta secondo due sistemi: diretto e indiretto. Il primo prevede che sui stipuli un'apposita convenzione con il gestore. Vanno versati 120 € annui insieme allo 0,5% del controvalore dell'energia ritirata all'anno fino ad un massimo di 3.500 €... Per i grossissimi produttori di energia, dal megawatt in su, c'e' l'alternativa della vendita diretta al mercato dell'energia elettrica, una scelta che prevede forti investimenti iniziali, e che per ora ancor nessuno ha imboccato.

Impianti di potenza nominale fino a 1 MW. Tariffe di vendita

KW h annui

Cent di Euro a KWh (scaglioni)

fino a 500.000

9,8;

da 500.000 a 1.000.000

8,26

da 1.000.000 a 2.000.000

7,22

parte eccedente 2.000.000 di kWh annui

prezzo pari a quello di cessione dall'Acquirente Unico alle imprese distributrici per la vendita al mercato vincolato

• nel caso di impianti fotovoltaici di potenza superiore ad 1 MW all'energia immessa in rete viene riconosciuto il prezzo di cessione dall'Acquirente Unico alle imprese distributrici per la vendita al mercato vincolato.

Le tariffe sopra indicate sono valide per l'anno 2008; esse vengono aggiornate annualmente dall'Autorita' per l'energia elettrica e il gas in misura pari al 40% del tasso di variazione annuale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati rilevato dall'Istat..



Scambio sul posto oppure vendita dell'energia

Tutti gli impianti fotovoltaici vanno connessi alla rete locale dell'elettricita'. Per due motivi. Il primo e' che possono esserci dei momenti (per esempio di notte o nelle giornate invernali) in cui non si produce energia e se ne ha comunque bisogno (e si deve prelevarla dalla rete). Il secondo e' perche' vi sono anche momenti in cui se ne produce troppa, e quindi si usa la rete come accumulatore (altrimenti bisognerebbe avere delle specie di “batterie” in casa che immagazzinino l'energia.

Ma come si fa a capire quando si cede elettricita' e quando la si prende? Semplice esistono tre contatori,. Il primo calcola quanta energia ci produce il nostro fotovoltaico, il secondo quanta ne cediamo alla rete e il terzo quanta ne prendiamo Seconda domanda: come si fa il conguaglio tra energia immessa e ceduta, anche ai fini del pagamento delle bollette?

Esistono due possibilita' alternative l'una con l'altra: il regime detto dello “scambio sul posto” e quello della vendita ad altri.

Del primo fino a ieri potevano usufruire solo gli impianti medio-piccoli (fino a 20 kW di potenza). In sostanza viene fatto un conguaglio annuale tra l'energia prelevata per autoconsumo e quella ceduta alla rete: se si consuma di piu' di quello che si produce verranno addebitati degli importi, se invece si consuma di meno, si ha un “credito di energia”, che va consumato pero' entro i tre anni successivi. La Finanziaria 2008 (art. 2, comma 150), pero', ha previsto che il limite sia moltiplicato per dieci, da 20 a 200 kW) anche se l'efficacia di tale misura e' legata all'emanazione di un decreto che, in questi tempi, non si sa quando verra' varato..


Regime fiscale

Il regime fiscale del conto energia per le imprese e' affrontato dalle circolari Entrate n. 46 e n. 66 del 2007, che cosi' lo determinano. I contributi (inesattamente definiti, dal punto di vista fiscale, come “tariffa incentivante”) che si ricevono sono esenti da Iva. Tuttavia sono una componente del reddito imponibile, sia che l'energia sia utilizzata per autoconsumo, sia che sia usata per la vendita.

In compenso gli impianti divengono beni ammortizzabili ed e' possibile scontarne anche i costi di manutenzione e l'Iva sull'acquisto (determinata al 10%), secondo le regole previste per l'impresa.

Un caso particolare, affrontato dalle Risoluzioni delle Entrate 28/1/2008 n. 22 e 22/2/2008, n. 61, e quello dell'impresa installatrice che resta proprietaria dell'impianto, destinataria diretta degli incentivi, e si limita a garantire ai proprietari del fabbricato che ospita i pannelli energia gratis, per poi vendere sul mercato quella eccedente.

Le Finanze chiariscono che il contratto in essere non e' di comodato, ma di locazione, in quanto l'ospitalita' dell'impianto e' offerta in cambio di un corrispettivo, che e' pari al consumo di energia che l'ospitante si riesce ad ottenere dal sole. Pertanto l'utilizzatore dell'impianto ne ricava un reddito di locazione tassabile, pur se variabile nel tempo a seconda dei suoi consumi effettivi. Viceversa l'impresa proprietaria dell'impianto si trova esattamente nella situazione di qualsiasi altra impresa (imponibilita' degli incentivi, detrazione dell'Iva sull'acquisto, detraibilita' dei costi, ammortamento possibile del bene). Benche' la tariffa incentivante sia un contributo pubblico, quando viene ceduta ad altri diviene una somma come un'altra: pertanto in questo caso il suo importo e' soggetto a Iva, al 10% Pertanto l'impresa o la banca che incassa il contributo dovra' emettere regolare fattura con Iva (a meno che il contributo venga versato in un conto intestato all'impresa presso la banca al solo scopo di servire da garanzia a copertura di un prestito dato dalla banca stessa)..

Infine per quanto riguarda la ritenuta, il soggetto attuatore (G.S.E.) e' come sempre tenuto ad effettuare la ritenuta sul contributo erogato a titolo di tariffa incentivante alle imprese o agli enti non commerciali se gli impianti attengono all'attivita' commerciale esercitata, mentre non e' tenuto ad effettuare la ritenuta nei confronti di soggetti che non svolgono attivita' commerciale.


Misure prudenziali

Il boom del fotovoltaico ha avuto numerosi effetti indesiderabili. Il primo e' l'incremento esponenziale degli operatori addetti, passati da 30-40 di alcuni anni fa a centinaia e centinaia: sono quelli che con la loro professionalita' dovrebbero assistere il cliente dalla progettazione e realizzazione dell'impianto, ai conti economici sui costi benefici al recupero dei finanziamenti. In una sorta di corsa dell'oro, si sono improvvisati alle gestione dei pacchetti “chiavi in mano” impiantisti, mediatori di crediti, commercialisti, semplici affaristi del momento. Gli effetti si vedono sul campo. Innanzitutto rendimenti energetici futuri degli impianti gonfiati del 15-20% (magari calcolati in base a norme Uni, come la 10349, pensate per situazioni ottimali di edilizia bioclimatica),. Poi documentazione passata al Gse insufficiente e mal fatta, che fa slittare di mesi la firma delle necessarie convenzioni (sta divenendo la regola, anziche' l'eccezione, dicono all'organo preposto). Quindi business-plan improvvisati da persone che sanno poco calcolare costi e detrazioni fiscali in bilancio e ammortamenti futuri, che non tengono conto delle polizze assicurative, che standardizzano annualmente gli esborsi per la manutenzione o il decadimento dei rendimenti termici.

Secondo Trezza del Gse poi l'eccesso di domanda rispetto all'offerta a fatto lievitare in modo ingiustificato i prezzi del pannelli: “Facendo riferimento a un medio impianto, per i produttori che installano per se' sono poco piu' di 4 mila euro a kilowatt prodotto, mentre salgono a oltre 6 mila euro per gli utilizzatori finali “, afferma il responsabile del Gse. 

Prima di optare per l'installazione bisogna inoltre essere consapevoli di alcuni rischi, che chi cerca di venderci l'impianto o il finanziamento prende, alcune volte, sottogamba, per superficialita' o anche per dolo. Avverte Luigi Oliva, consulente Sviluppo Valore: “Si possono buttar via i soldi, pagati per il progetto, se la Dia o il permesso di costruire incocciano con vincoli di tipo ambientale o costruttivo (riguardanti per esempio il tipo di tetto da adottare nella zona), per mancato rispetto delle distanze legali, per servitu' di veduta, per polemiche ambientaliste. Ancor piu' spesso la rete dell'elettricita' puo' essere troppo lontana e risultare quindi troppo costoso il collegamento o necessaria la costruzione di una cabina di trasformazione bassa / media tensione”. 

La situazione puo' essere ancor piu' grave quando l'impianto e' gia' realizzato, ma non rispetta le normative o ha un collaudo inefficiente (ed e' di scarsa soddisfazione il fatto di aver diritto di chiedere i danni all' impresa inefficiente che ha avuto l'appalto). 



Esempio 1 – piccola impresa, Nord Italia

Scambio sul posto. Produttivita' primo anno 1.150 kWh/kWp, 80% di potenza minima garantita alla fine del 25° anno. Tetto a falde, utilizzata solo quella orientata sud – sud-est , al netto di aree di servizio e parti ombreggiate.

 

Senza mutuo

Con mutuo chirografario di 14 anni  al 100%

Superficie occupata da impianto

280 mq

Potenza nominale

35 kWp

Energia consumata

45.000 kWh annui

Energia prodotta da impianto FV (primo anno)

40.250 kWh annui 

Costo energia elettrica in bolletta

0,135 €/kWh  (1)

Tariffa incentivante

0,40 €/kWh

I conti dopo 25 anni

Investimento impianto (con Iva al 10%)

-242.550

0 (finanziato da istituto di credito)

Detrazione Iva

22.250 €

0

Incentivi lordi in 20 anni

291.300 €

+ 81.800 €  (2)

 Risparmio energetico conseguito

118.200 €

118.200 €

Manutenzione impianto netto Iva

-37.500


 
 
 
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