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Statistiche infortuni mortali nelle costruzioni
19/01/2007

Uno su sei è immigrato. La caduta dall'alto, la causa principale. Si muore di più al Nord che nel resto d'Italia. La Lombardia al primo posto, seguono Lazio e Campania.


Sono ancora molte, troppe, le vittime del lavoro nei cantieri italiani. Nel 2006 sono morte 258 persone, con il rischio che questo dato sia in difetto a causa della difficoltà di reperire notizie sugli infortuni sul lavoro. La Fillea Cgil, che ormai da quattro anni monitorizza giornalmente sul proprio sito internet www.filleacgil.it gli infortuni mortali nel settore delle costruzioni, fornendo nomi, età, nazionalità e cause, quest'anno ha registrato una brusca impennata delle morti bianche che sono aumentate del 35% rispetto al 2005.
I dati e le statistiche del monitoraggio Fillea sono stati diffusi oggi in occasione della Riunione nazionale dei Rappresentanti Territoriali per la sicurezza dei lavoratori della Fillea Cgil, in preparazione dell'Assemblea Nazionale Cgil, Cisl e Uil su "Salute e sicurezza", che si terrà domani 12 gennaio a Roma e della prima Conferenza Nazionale Unitaria degli RLST, che si terrà sempre a Roma il prossimo 18 gennaio.

Quello appena passato è stato un anno nero, il peggiore degli ultimi quattro. Nel 2005 le morti bianche erano state 191, per quanto riguarda gli anni precedenti nel 2004 la Fillea Cgil aveva contato 231 casi, 215 nel 2003.


Questi dati, inoltre, non tengono conto degli infortuni che passano sotto silenzio, perche' i lavoratori colpiti spesso sono "irregolari" e non vengono registrati ne' dall'anagrafe delle Casse Edili ne' da quella dell'Inail. Lo stesso Inail dichiara che a fronte dei dati ufficiali, circa 200.000 infortuni non sono denunciati perche' accaduti durante lavoro in nero.


Gli infortuni mortali, monitorati dalla Fillea Cgil, che hanno colpito lavoratori stranieri, sono stati 42, con una crescita rispetto al 2005, in cui erano 36, del 16%.


La presenza di lavoratori stranieri nel settore delle costruzioni è in continuo aumento, arrivando in alcune realtà al 50-60% della forza lavoro. E' soprattutto nell'edilizia che si registra un aumento esponenziale dei lavoratori immigrati, con una crescita negli ultimi anni di iscritti alle Casse Edili del 400%.


Oltre ad essere meno pagati e inquadrati a livelli più bassi, questi lavoratori per difficoltà legate alla scarsa conoscenza della lingua e alla mancanza di formazione, solo il 20% delle figure sono professionalizzate e qualificate, sono quelli più esposti al rischio infortuni.


"E' con grande preoccupazione che si deve guardare ai dati sugli infortuni mortali monitorati nel 2006 dalla Fillea nel settore delle costruzioni. - Sottolinea il Segretario Generale della Fillea Cgil, Franco Martini - Una fotografia inquietante di quanto fragile continui ad essere la statistica ufficiale, che parla di una diminuzione che stenta ad assumere i connotati di un trend consolidato. E più che le cifre preoccupa la composizione qualitativa di quel dato: oltre alle causali, ancora, sempre quelle che risalgono a metà del secolo a conferma che i processi lavorativi stentano ad assumere le necessarie innovazioni rese possibili dalle moderne tecnologie, la distribuzione territoriale parla di un Nord dove si concentra addirittura il 47% del totale. E' vero che in quelle regioni si concentra la maggior parte del mercato, ma è altrettanto vero che è localizzata anche la maggior parte della ricchezza prodotta, una parte della quale dovrebbe essere destinata ai processi di qualità del lavoro e dell'impresa ed invece prende altre strade, che poco hanno a che fare con l'innovazione."


"Per tutto ciò il 2007 - conclude Martini - continuerà ad essere l'anno di un impegno serrato per la sicurezza sul lavoro. Il sindacato ha apprezzato i richiami, l'impegno e le prime misure adottate in questo primo scorcio di legislatura da parte del Governo. Lungo questa via, che è quella soprattutto della lotta al lavoro nero ed irregolare stringeremo Governo ed Imprese a scelte e comportamenti coerentemente conseguenti".


LOMBARDIA, LAZIO E CAMPANIA CAPEGGIANO LA TRISTE CLASSIFICA

Si muore di più al nord. La regione che registra il maggior numero di morti bianche è la Lombardia con 46 casi, seguita dal Lazio 24 e Campania 24.


UNA PERSONA SU SEI ERA IMMIGRATO

Una persona su sei era immigrato. Su 258 vittime, il 16% (42 persone) era un lavoratore straniero. Un dato che rileva come sia cambiata la mappa di chi lavora nei cantieri edili italiani. La regione più colpita da infortuni mortali di cui sono stati vittime lavoratori stranieri è stata il Veneto con 9 casi, seguita da Lombardia con 8 ed Emilia con 7.


TRA LE VITTIME TRE MINORENNI

La maggior parte delle vittime aveva tra i 26 e i 36 anni, ma la distanza tra questa e le altre fasce di età è minima; da rilevare è che nel 2006 si sono contati anche tre minorenni, 2 ragazzi di 16 anni ed una ragazza di appena 15 anni.


LA CADUTA DALL'ALTO RIMANE LA CAUSA PIU' FREQUENTE

La causa più frequente di infortuni resta nel settore delle costruzioni la caduta dall'alto (39,92%). Tra le altre cause è da rilevare l'aumento dei casi di vittime travolte da gru, carrello elevatore o ruspa (25,97%), seguono il crollo di una struttura (11,24%), colpito da materiali di lavoro (11,24%).


LUGLIO E OTTOBRE I MESI PIU' "NERI"

Sono stati i mesi di luglio e ottobre quelli più "neri" per quanto riguarda la mortalità nei cantieri edili nel 2006. Anche marzo, maggio e giugno hanno registrato un aumento degli incidenti.

Fillea Cgil, 11 gennaio 2007

 


 
 
 
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