PICCOLI LAVORI: COMUNI IN ORDINE SPARSO. Il nuovo look della casa si disegna in Comune
30/03/2010 |
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Sara` vero? Sara` un bluff? Sara` cosi` facile come sembra? Di fronte
all`ultimo decreto legge 40/2010, che consente di avviare i lavori di
manutenzione straordinaria senza denuncia di inizio attivita` (Dia), tanti
proprietari hanno ripensato al piano casa. Annunciato tra grandi aspettative e
finito arenato tra vincoli e burocrazia.
Otto Regioni italiane, piu` le Province autonome di Trento e Bolzano,
hanno dettato proprie leggi per disciplinare la manutenzione straordinaria e
sono escluse dalla liberalizzazione. L`elenco comprende Campania, Emilia
Romagna, Liguria, Lombardia, Sicilia, Toscana, Umbria e Valle d`Aosta. A conti
fatti, oltre 3.850 Comuni in cui le regole restano praticamente
invariate.
Negli altri Municipi - piu` di 4.200 - l`edilizia libera sara` una
possibilita` piu` o meno concreta a seconda dei regolamenti edilizi,
dei piani regolatori e dell`atteggiamento di amministratori locali e tecnici
comunali. Tecnici che hanno una cornice di regole ben definite in Sardegna (la
cui legislazione ha anticipato il decreto legge del governo) e in Friuli Venezia
Giulia (dove il codice regionale dell`edilizia continua a chiedere la Dia per la
manutenzione straordinaria, ma ha molto ampliato la lista delle attivita`
libere).
In nove Regioni, invece, i funzionari comunali sono a tu per tu
con le nuove regole del Testo unico dell`edilizia. E cosi` in Abruzzo,
Basilicata, Calabria, Lazio, Marche, Molise, Piemonte, Puglia e Veneto: tutte
Regioni in cui non c`e` una disciplina regionale per il mattone
e in cui la normativa nazionale si applica direttamente.
La confusione potrebbe essere enorme. Anche perche`, nel tentativo di facilitare
i cittadini e i professionisti, molti strumenti urbanistici comunali
fanno esempi, dettano regole e fissano principi che non sempre
sono in linea con quelli nazionali (e a volte neppure con quelli
regionali, se presenti). Alcuni Comuni si sono inventati comunicazioni in carta
libera a volte corredate da fotografie in formato digitale che non trovano un
riscontro diretto nella normativa.
Altri pretendono che per i lavori in ambito condominiale venga prodotto
un assenso dell`amministratore (un atto che comunque non potrebbe
privare gli altri condomini del diritto di far valere le proprie ragioni).
Un sondaggio a campione messo a punto dal Sole 24 Ore del
lunedi` puo` aiutare a farsi un`idea della situazione. Sono stati interpellati
nove Comuni: tre grandi citta` (Torino, Roma e Napoli), tre capoluoghi di
Provincia (Arezzo, Rimini e Trani) e tre centri piu` piccoli (Alassio, Gualdo
Tadino e Venosa). Per ognuno dei lavori e` stato chiesto di indicare la
qualificazione edilizia (ad esempio, manutenzione ordinaria), il titolo
abilitativo (ad esempio, la Dia) e gli eventuali oneri da versare.
Valga per tutti il caso delle opere interne: la costruzione di una
parete divisoria o l`apertura di una porta in un appartamento e`
qualificata come manutenzione straordinaria in sei dei nove Comuni del campione
(in altri due e` ordinaria, in un altro ancora opera libera ) e in sei casi su
nove ci vuole la Dia. Solo a Roma la Dia e` semplificata,
mentre ad Alassio e Venosa serve una comunicazione e a Gualdo Tadino neanche
quella.
Di questi nove Comuni, tre si trovano in Regioni in cui dovrebbe applicarsi da
subito il testo unico: Venosa sarebbe in regola con la comunicazione, mentre
Roma e Trani dovrebbero rinunciare alle proprie pretese. Sempre che, pero`, gli
uffici comunali non si appellino alle norme locali e alla propria
autonomia.
In punta di diritto la discussione potrebbe dare grande lavoro agli avvocati, ma
la soluzione piu` lineare per i cittadini potrebbe essere quella di adeguarsi
alle richieste del funzionario di turno. Anche per evitare il
sopralluogo della polizia municipale che potrebbe sfociare (a torto o a
ragione) in una diffida a iniziare o proseguire i lavori.
Ecco che allora, prima di rischiare una diffida e un ricorso, molti proprietari
potrebbero decidere di contattare comunque un professionista, incaricandolo di
preparare la documentazione richiesta dal Comune. Questa e` l`incognita
piu` grande della liberalizzazione, che in meta` dei Comuni e` pronta a
partire, ma potrebbe anche restare sulla carta.
Fonte:
Ance.it
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