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FEDERCOSTRUZIONI, urgente modificare il Patto di stabilita'. Le opere pubbliche finanziate non partono e lo Stato che non paga sta uccidendo le imprese
20/10/2010

Fonte: ANCE

[La Repubblica - Affari & Finanza - 18/10/2010 - di Giorgio Lonardi]

 

Le previsioni restano negative anche per questo 2010. Le opere pubbliche finanziate non partono e lo Stato che non paga sta uccidendo le imprese

Costruzioni, un settore nel buio

Oltre 300 miliardi di giro d`affari, il 16,8% di tutti gli occupati dell`industria e dei servizi in Italia: numeri di un comparto chiave che sta attraversando una crisi di cui non si vede l`uscita e che lancia un Sos disperato: modificare il patto di stabilita` per sopravvivere

 

Il sistema italiano delle costruzioni lancia il suo Sos al Paese. Da un anno all`altro fra il 2008 e il 2009, infatti, si e` registrata un perdita secca di fatturato pari a 47 miliardi di euro (-12,3%). E non e` finita perche` le previsioni per il 2010 segnalano un calo ulteriore del 4,4%. Si tratta di dati allarmanti. Ancora nel 2008, infatti, il fatturato complessivo arrivava ad oltre 385 miliardi di euro, calato l`anno scorso a quota 338 miliardi per scendere presumibilmente di altri 15 miliardi alla fine del 2010.

Il contraccolpo sull`occupazione e` pesante. Non solo perche` all`interno del «sistema» lavorano circa 3 milioni di persone (1 milione 944mila nelle costruzioni e oltre un milione nei comparti collegati). Ma soprattutto perche` si stima che ogni aumento di un miliardo di euro di nuova produzione generi 23.620 nuovi posti di lavoro di cui 15.100mila nelle costruzioni e 8.500 nell`indotto.

A disegnare lo scenario di un comparto vitale per lo sviluppo del Bel Paese alle prese con la crisi e` il Rapporto di Federcostruzioni, la Federazione italiana delle aziende del settore che Affari&Finanza e` in grado di anticipare. La stessa Federcostruzioni raccoglie quattro filiere strategiche all`interno di Confindustria: costruzioni edili e infrastrutturali; tecnologie, impianti e macchinari per le costruzioni civili; materiali per le costruzioni; progettazione. Per avere un`idea, anche se incompleta, del «peso» delle associazioni imprenditoriali che aderiscono al «sistema» ne citiamo alcune: dall`Ance, l`Associazione dei costruttori, all`Assovetro, dall`Anie (Federazione delle imprese elettrotecniche ed elettroniche) alla Federlegnoarredo; quindi Federchimica, Confindustria Metalli, Confindustria Ceramica e Laterizi ed Unacoma Comamoter, cioe` i costruttori di macchine movimento terra.

E` dunque un pezzo importante del sistema industriale italiano quello che ruota attorno al settore delle costruzioni. Lo conferma il fatto che occupa il 16,8% degli addetti nei settori dell`industria e dei servizi. E lo certifica una serie di studi citati nel Rapporto di Federcostruzioni secondo i quali una spesa aggiuntiva di un milione di euro nelle costruzioni genera una ricaduta di 2 milioni 727 mila euro. Di questi ultimi 973 mila euro vanno nei settori direttamente collegati (produzione di semilavorati e prodotti intermedi che a loro volta attivano altri settori in modo indiretto). Mentre altri 754mila euro sono i redditi diretti e indiretti generati dalla produzione che si trasformano in spesa e in consumi.

Il Rapporto evidenzia come il macro settore, escludendo le costruzioni in senso stretto, mostri una forte propensione all`export che pesa sui ricavi per il 35%. In questo ambito ci sono filiere che si avvicinano al 50% come l`elettronica mentre il comparto delle macchine movimento terra e` a quota 58% e quello delle piastrelle arriva fino al 70%. Di tutto rilievo (35%) e` la performance del legno e dell`arredamento. L`orientamento all`esportazione, pero`, ha mitigato solo in parte l`impatto della crisi nel corso del 2009. Quasi tutti i comparti della filiera, infatti, hanno registrato forti perdite. A cominciare da quello dell`industria e del commercio delle macchine movimento terra con cali, rispettivamente, del 53,7% e del 42% sul 2008. Perdite intorno ad un terzo del valore del 2008 anche per i laterizi e la siderurgia. Va un po` meglio per le piastrelle (28,7%) e per il vetro (-23,3%). Quanto al cemento e al legno calano poco meno del 16%.

In questa cornice anche le previsioni per il 2010 rimangono negative (-4,4%) pur scontando un forte rallentamento della frenata. Il risultato e` certamente influenzato da un nuovo calo del 7,6% nelle costruzioni in senso stretto. Tuttavia «a soffrire di piu` nel corso del 2010», recita il Rapporto, «sara` la produzione di laterizi con una diminuzione che sfiora il 12% e che si va ad aggiungere al 32% in meno del 2009. Solo relativamente meglio, pur restando un andamento negativo, per le piastrelle con un -1,2% e per la chimica: -1,5%»». Le previsioni piu` buone, invece, riguardano il vetro (+6,2%) mentre invertono la tendenza i comparti elettronico ed elettrotecnico (+0,6%) e il legno-arredo (+1%»).

Dallo studio emerge a tutto tondo l`immagine di un grande settore che tuttavia sconta una serie di handicap capaci di frenarne l`aggancio alla ripresa. A questo proposito il Rapporto elenca una serie di «fattori di criticita`». Come una «struttura imprenditoriale frammentata e di troppo piccole dimensioni». Ma anche la «poca trasparenza del mercato» dovuta ad un`«elevata concorrenza sleale che disperde il valore degli investimenti in ricerca e innovazione» e che «in assenza di un sistema efficace dei controlli e di adeguate sanzioni per le infrazioni accertate penalizza le imprese piu` qualificate».

Sul fronte della pubblica amministrazione, inoltre, Federcostruzioni rileva «il malcostume del ritardo dei pagamenti da parte delle amministrazioni pubbliche, una situazione insostenibile e suicida perche` uccidendo le imprese si uccide il Paese». Senza dimenticare lo scarso sostegno alle imprese che operano all`estero.

Riguardo alla terapia per rilanciare la filiera il Rapporto parte da un elemento cruciale: «Modificare il Patto di Stabilita` interno». Quello stesso Patto «che attraverso il sistematico ritardo nei pagamenti sottrae liquidita` alle imprese impegnate nella realizzazione delle opere pubbliche». L`invito al Governo non potrebbe essere piu` chiaro e pressante: occorre attuare «in tempi rapidi una modifica strutturale delle regole del Patto di Stabilita` interno, ricorrendo anche a urgenti provvedimenti temporanei». Allo scopo di velocizzare «i pagamenti dovuti alle imprese» dalla mano pubblica il Rapporto sollecita «nell`urgenza della crisi» anche «il coinvolgimento della Cassa Depositi e Prestiti e della Sace per ristabilire un piu` giusto equilibrio dei diritti e dei doveri da parte di tutti». La tirata d`orecchie al Governo risulta particolarmente severa sul fronte delle infrastrutture. A partire dall`esigenza di sbloccare «gli 11,3 miliardi di euro deliberati dal Cipe a giugno 2009». Per il Rapporto, infatti, questo provvedimento «non e` piu` rimandabile: «A distanza di quasi un anno, le ricadute sul mercato delle nuove opere sono praticamente nulle (solo 30 milioni di euro affidati). Manca almeno la meta` delle risorse di cassa necessarie per realizzare il Piano e non si fa neanche chiarezza sull`utilizzo delle risorse che ci sono». Insomma, secondo Federcostruzioni «non e` piu` sopportabile rimanere in attesa anche dell`avvio dei programmi di opere medio-piccole dotati complessivamente di 3,4 miliardi di euro».

 


 
 
 
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