Ambiente. Allarme Anbi sulle alluvioni
Contro il dissesto servono 5,7 miliardi.
Oltre tre miliardi di danni subiti nel 2010, concentrati soprattutto in
Veneto. E interventi necessari per rimettere in ordine la difficile situazione
del nostro Paese stimabili in almeno 5,7 miliardi di euro.
Il dissesto idrogeologico in Italia gira tutto attorno a queste due
gigantesche cifre, calcolate dall`Associazione nazionale bonifiche e
irrigazioni. Due cifre che dicono quale conto salato paghiamo ogni anno a
smottamenti, frane e alluvioni e, soprattutto, quanto costerebbe avviare un
massiccio programma di prevenzione del rischio. Per rimediare a un problema
che, secondo un sondaggio condotto da Swg, preoccupa circa la meta` degli
italiani.
«Oggi il 47 per cento degli italiani e` convinto che la zona in cui vive sia
esposta a rischio idrogeologico», precisa il presidente di Swg, Roberto Weber,
illustrando i risultati della sua ricerca. Che sono eloquenti: il 43% della
popolazione si e` trovato almeno una volta a dover affrontare disastri legati a
fenomeni naturali come frane, alluvioni, allagamenti. Per tre italiani su
quattro, inoltre, il Paese si trova a dover fronteggiare una crescente emergenza
ambientale. Le cause alla base dei problemi idrogeologici, secondo gli
intervistati, sono il disboscamento (58% del campione), l`abusivismo edilizio
(52%), la cementificazione dei letti dei fiumi (38%) e la costruzione
incontrollata di infrastrutture (32%).
«Il risultato di questa situazione - spiega il presidente dell`Anbi, Massimo
Gargano - e` che nel 2010 le emergenze di Toscana, Calabria, Liguria, Campania,
Friuli Venezia Giulia e Veneto hanno portato danni stimabili in oltre tre
miliardi di euro, senza tenere conto delle ricadute sull`economia e
sull`occupazione». Se, infatti, oltre alle conseguenze dirette dei dissesti
consideriamo anche quelle indirette, il conto diventa molto piu` salato, come
dimostra il caso del Veneto. «Qui - continua Gargano - nel 2011 era prevista una
crescita in termini di pil che, a causa dell`alluvione, si e` dimezzata».
Secondo Anbi, il prodotto interno lordo regionale subira` una mancata crescita
stimabile in uno 0,5-0,7%, pari a 57o milioni circa e 7-8mila occupati in meno.
Numeri pesanti da sommare ai due miliardi di danni vivi.
L`unico rimedio possibile a questo stato di cose e` avviare una massiccia
opera di prevenzione, che, a causa dei ritardi accumulati anno dopo anno,
diventa sempre piu` costosa.
Secondo i calcoli di Anbi, infatti, oggi servirebbero 5,7 miliardi di euro
per mettere in pratica 2.519 interventi in tutta Italia per ridurre il rischio.
Appena un anno fa questa cifra era stata stimata in poco meno di 4,2 miliardi:
segno che in dodici mesi la situazione si e` molto aggravata.
Il Governo e` riuscito a trovare solo una piccola parte di questi soldi:
circa un miliardo di euro, assegnato con una delibera Cipe di fine 2009 che, nel
quadro di un complesso piano di accordi di programma tra Stato e Regioni,
dovrebbe lievitare fino a due miliardi di euro con il contributo delle
amministrazioni locali. «Anche se, rispetto allo stanziamento iniziale, ci
sono stati prima tolti cento milioni - spiega Marco Lupo, direttore generale del
ministero dell`Ambiente - e con il milleproroghe potrebbero esserne sottratti
altri cento. Spero che quest`ultimo taglio non venga confermato».
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