Interrogativi sulla necessit? del quarto conto energia e le incongruenze, da
sanare, della norma: per gli installatori la certezza del diritto resta una
chimera.
Nel dibattito attualmente in corso sul Dlgs rinnovabili, piu di un
osservatore invita ormai a guardare oltre la norma sul Quarto Conto Energia e ad
apprezzare il fatto che il decreto in questione tenti di garantire un orizzonte
di lungo periodo a tutto il settore.
Sulla necessita' di avere un quadro normativo stabile che consenta agli
operatori del settore di poter programmare la propria attivita' ed i propri
investimenti credo che tutti siano d´accordo e da questo punto di vista diversi
punti del decreto non possono che essere accolti con favore dalle associazioni
imprenditoriali.
Purtroppo, non credo che possa essere negato che cambiare le regole mentre la
partita e' ancora in gioco, ed in questo caso la partita era appena iniziata,
provochi un danno agli attori maggiormente coinvolti: imprese e clienti.
Mi permetto di sottolineare questo aspetto, il cambio delle regole in corsa,
perch? ancora nessuno, il Ministro Romani in primis, ha ancora spiegato la
ragione per la quale si sono volute oggi rivedere le tariffe incentivanti
stabilite non piu tardi di qualche mese fa (il DM sul Terzo Conto Energia ?,
come tutti sanno, del 6 agosto 2010). Se le tariffe erano, come dice
qualcuno, troppo ?generose? non ce ne si poteva accorgere in agosto? Quali
sono stati gli incredibili stravolgimenti nel mercato del fotovoltaico
intervenuti negli ultimi 6 mesi la cui portata ha indotto il Governo a prevedere
di abbattere le tariffe, di qui al 2013, di quasi il 50%, almeno a stare alle
indiscrezioni pubblicate in questi giorni da vari organi di stampa?
Che il mercato del fotovoltaico attraversasse una sorta di bolla speculativa
era palese anche prima del 6 agosto 2010. E che questa bolla speculativa fosse
causata in massima parte dai grandi impianti a terra era altrettanto evidente.
Allora perch? si e' voluto colpire indiscriminatamente tutto e tutti, compresi
gli impianti sino a 20 kW che, in linea di massima, servono per un uso domestico
o industriale e sono generalmente installati da aziende artigiane e piccole
imprese? Queste domande credo meritino una risposta così come dovrebbero
meritare risposte altri quesiti che il testo del decreto legislativo pone. Mi
limito a sottolinearne uno che, se nell'economia generale del decreto pu?
apparire di importanza secondaria, per chi, come noi, rappresenta gli interessi
di migliaia di piccole imprese del settore dell'installazione di impianti, ha un
rilievo fondamentale.
Mi riferisco, in particolare, alla mancanza, nel comma 1 dell'art. 15 del
Decreto, dei requisiti professionali conseguiti tramite la lettera d) del
comma 1 dell'art. 4 del DM 37/08 (esperienza professionale - 3 anni da operaio
specializzato in azienda abilitata) quali condizioni abilitanti per ottenere la
qualifica professionale per installare impianti alimentati da energie
rinnovabili.
Ora, se tale esclusione valesse per i responsabili tecnici divenuti tali dopo
l'entrata in vigore del decreto, la cosa sarebbe a nostro avviso censurabile dal
punto di vista politico, ma legittima da un punto di vista giurisprudenziale. In
questo caso il Ministero avrebbe fatto una scelta (l'esclusione dei Responsabili
Tecnici qualificati tramite la lettera d) plausibile o meno, ma tale scelta non
avrebbe inficiato i diritti acquisiti di quei responsabili tecnici qualificati
tramite la lettera d) gi? in attivita' prima del decreto.
Il problema nasce se l'esclusione valesse anche per questi ultimi. Si
configurerebbe il caso di un R.T., qualificato in base alla lettera d), di una
impresa che installa, ad esempio, pannelli solari o fotovoltaici da anni al
quale di fatto verrebbe impedito, per la sopravvenienza della norma, di
continuare a svolgere il lavoro che svolgeva prima dell'entrata in vigore del
decreto.
La mancanza di una sorta di "norma transitoria" che salvaguardi i R.T. gi? in
attivita' abilitati tramite la lettera d), potrebbe creare seri problemi in una
categoria nella quale circa il 25-30% degli attuali R.T. sono qualificati
tramite la lettera d) e l'apertura di una stagione di contenziosi di massa.
Un?ultima cosa credo sia utile ribadire anche per smentire quanti, in questi
giorni, si sono esercitati nella stucchevole litania ?ma quanto costano le
energie rinnovabili ai cittadini?. Nella voce ?oneri generali? che abbiamo nella
bolletta elettrica meno della meta' dei poco piu di 9 euro che paghiamo servono
per incentivare le energie rinnovabili. Oltre il 50% viene invece impiegato per
pagare lo smaltimento degli scarti delle raffinerie e la dismissione delle
vecchie centrali nucleari.
Una maggiore trasparenza su questi aspetti avrebbe aiutato i cittadini,
per i quali tutti dicono di lavorare, a comprendere meglio le ragioni della
filiera produttiva operante nel settore delle energie rinnovabili. Ma
soprattutto avrebbe contribuito ad evitare che un intero settore, uno dei pochi
che ancora tirava in un momento di difficile congiuntura economica, si bloccasse
completamente mettendo in pericolo sia la vita di numerose imprese che il
mantenimento di migliaia di posti di lavoro.
Guido Pesaro, Responsabile Nazionale CNA Installazione Impianti
http://www.cna.it
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