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DLGS RINNOVABILI - Le domande che attendono risposta
15/04/2011

Interrogativi sulla necessit? del quarto conto energia e le incongruenze, da sanare, della norma: per gli installatori la certezza del diritto resta una chimera.



Nel dibattito attualmente in corso sul Dlgs rinnovabili, piu di un osservatore invita ormai a guardare oltre la norma sul Quarto Conto Energia e ad apprezzare il fatto che il decreto in questione tenti di garantire un orizzonte di lungo periodo a tutto il settore.

Sulla necessita' di avere un quadro normativo stabile che consenta agli operatori del settore di poter programmare la propria attivita' ed i propri investimenti credo che tutti siano d´accordo e da questo punto di vista diversi punti del decreto non possono che essere accolti con favore dalle associazioni imprenditoriali.

Purtroppo, non credo che possa essere negato che cambiare le regole mentre la partita e' ancora in gioco, ed in questo caso la partita era appena iniziata, provochi un danno agli attori maggiormente coinvolti: imprese e clienti.

Mi permetto di sottolineare questo aspetto, il cambio delle regole in corsa, perch? ancora nessuno, il Ministro Romani in primis, ha ancora spiegato la ragione per la quale si sono volute oggi rivedere le tariffe incentivanti stabilite non piu tardi di qualche mese fa (il DM sul Terzo Conto Energia ?, come tutti sanno, del 6 agosto 2010). Se le tariffe erano, come dice qualcuno, troppo ?generose? non ce ne si poteva accorgere in agosto? Quali sono stati gli incredibili stravolgimenti nel mercato del fotovoltaico intervenuti negli ultimi 6 mesi la cui portata ha indotto il Governo a prevedere di abbattere le tariffe, di qui al 2013, di quasi il 50%, almeno a stare alle indiscrezioni pubblicate in questi giorni da vari organi di stampa?

Che il mercato del fotovoltaico attraversasse una sorta di bolla speculativa era palese anche prima del 6 agosto 2010. E che questa bolla speculativa fosse causata in massima parte dai grandi impianti a terra era altrettanto evidente. Allora perch? si e' voluto colpire indiscriminatamente tutto e tutti, compresi gli impianti sino a 20 kW che, in linea di massima, servono per un uso domestico o industriale e sono generalmente installati da aziende artigiane e piccole imprese? Queste domande credo meritino una risposta così come dovrebbero meritare risposte altri quesiti che il testo del decreto legislativo pone. Mi limito a sottolinearne uno che, se nell'economia generale del decreto pu? apparire di importanza secondaria, per chi, come noi, rappresenta gli interessi di migliaia di piccole imprese del settore dell'installazione di impianti, ha un rilievo fondamentale.

Mi riferisco, in particolare, alla mancanza, nel comma 1 dell'art. 15 del Decreto, dei requisiti professionali conseguiti tramite la lettera d) del comma 1 dell'art. 4 del DM 37/08 (esperienza professionale - 3 anni da operaio specializzato in azienda abilitata) quali condizioni abilitanti per ottenere la qualifica professionale per installare impianti alimentati da energie rinnovabili.

Ora, se tale esclusione valesse per i responsabili tecnici divenuti tali dopo l'entrata in vigore del decreto, la cosa sarebbe a nostro avviso censurabile dal punto di vista politico, ma legittima da un punto di vista giurisprudenziale. In questo caso il Ministero avrebbe fatto una scelta (l'esclusione dei Responsabili Tecnici qualificati tramite la lettera d) plausibile o meno, ma tale scelta non avrebbe inficiato i diritti acquisiti di quei responsabili tecnici qualificati tramite la lettera d) gi? in attivita' prima del decreto.

Il problema nasce se l'esclusione valesse anche per questi ultimi. Si configurerebbe il caso di un R.T., qualificato in base alla lettera d), di una impresa che installa, ad esempio, pannelli solari o fotovoltaici da anni al quale di fatto verrebbe impedito, per la sopravvenienza della norma, di continuare a svolgere il lavoro che svolgeva prima dell'entrata in vigore del decreto.

La mancanza di una sorta di "norma transitoria" che salvaguardi i R.T. gi? in attivita' abilitati tramite la lettera d), potrebbe creare seri problemi in una categoria nella quale circa il 25-30% degli attuali R.T. sono qualificati tramite la lettera d) e l'apertura di una stagione di contenziosi di massa.

Un?ultima cosa credo sia utile ribadire anche per smentire quanti, in questi giorni, si sono esercitati nella stucchevole litania ?ma quanto costano le energie rinnovabili ai cittadini?. Nella voce ?oneri generali? che abbiamo nella bolletta elettrica meno della meta' dei poco piu di 9 euro che paghiamo servono per incentivare le energie rinnovabili. Oltre il 50% viene invece impiegato per pagare lo smaltimento degli scarti delle raffinerie e la dismissione delle vecchie centrali nucleari.

Una maggiore trasparenza su questi aspetti avrebbe aiutato i cittadini, per i quali tutti dicono di lavorare, a comprendere meglio le ragioni della filiera produttiva operante nel settore delle energie rinnovabili. Ma soprattutto avrebbe contribuito ad evitare che un intero settore, uno dei pochi che ancora tirava in un momento di difficile congiuntura economica, si bloccasse completamente mettendo in pericolo sia la vita di numerose imprese che il mantenimento di migliaia di posti di lavoro.

Guido Pesaro, Responsabile Nazionale CNA Installazione Impianti

http://www.cna.it

 


 
 
 
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