Prima il raddoppio della tassa sui ricorsi ora la linea dura dei giudici con condanna alle spese a cinque zeri.
Come se non bastasse la crisi a rendere difficile la vita alle imprese, adesso anche tentare di avere ragione da un giudice puo' costare caro. Dopo la novita' sul dimezzamento dei termini per i ricorsi contro le multe, un altro argomento all'ordine del giorno e' lo smisurato aumento del contributo unificato per i ricorsi amministrativi in materia di appalti: si tratta, per intenderci, di quel "bollo" che obbligatoriamente deve essere apposto su ogni atto con il quale si impugna un provvedimento che ha per oggetto un appalto. La novita' arrivata con la penultima manovra di luglio e' che il contributo unificato, indipendentemente dal valore dell'appalto (da 10mila euro e 10 milioni) e' di 4mila euro. Balzello da pagare in caso di ricorsi integrativi (motivi aggiunti) che nella maggior pare dei casi sono scontati per frenare ulteriori provvedimenti degli enti.
Gia' questa novita' ha letteralmente dimezzato il contenzioso in materia di appalti dinanzi al Tar rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. A complicare le cose, da qualche tempo a questa parte, e' arrivata la linea dura dei giudici del tribunale amministrativo barese che stanno infliggendo pesanti condanne alle spese. Un atteggiamento che ha fatto storcere il naso agli avvocati amministrativisti, gia' penalizzati dall'aumento del contributo unificato deciso dal legislatore. Se a tutto questo va aggiunto il salasso di spese liquidate nei dispositivi di sentenza, diventa davvero difficile dialogare con il cliente. Basti pensare che non piu' tardi di due mesi fa, in un contenzioso per un appalto ferroviario, una societa' e' stata condannata a pagare complessivamente 120mila euro di spese legali. Oltre all'onorario degli avvocati, naturalmente.
Per tale ragione, da quanto si e' appreso, la Camera amministrativa avrebbe chiesto un incontro con il presidente del Tar per cercare di trovare una via di mediazione: anche perche', la stessa Camera, avrebbe fatto una ricognizione su oltre 130 provvedimenti del Consiglio di Stato da cui sarebbe emersa una linea diversa da quella seguita dal Tar Puglia: in oltre l'80 per cento dei giudizi monitorati, vi sarebbe stata una compensazione delle spese (ognuno si paga i propri legali, insomma), mentre nella restante parte delle cause le eventuali condanne non avrebbero superato una media di 3-5mila euro.
Ad onor del vero, pero', va detto che spesso i ricorsi al Tar sono considerati dai giudici ''liti temerarie'', cioe' azioni strumentali per comprensibili interessi di parte. I giudici, insomma, vogliono evitare di vestire i panni di notai di atti poco chiari come spesso accade quando ci sono di mezzo capitolati di gara e bandi milionari.
In un momento cosi' difficile come quello attuale bisogna pero' evitare di affidare agli enti pubblici un potere superiore a quello consentito: poiche' spesso (purtroppo) i giudizi del Tar censurano di illegittimita' gli atti di alcuni enti pubblici, va scongiurato il rischio che il deterrente dell'aumento del contributo unificato e delle pesanti condanne alle spese, finisca con l'agevolare condotte al limite del lecito. Per intenderci, quale mezzo migliore di un regalo piuttosto che avventurarsi in un costoso giudizio il cui esito non e' scontato?
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