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PRESSIONE FISCALE E IMPRESE- Secondo il Presidente di Rete Impresa Italia a causa della effettiva pressione fiscale le piccole e medie imprese non ce la faranno a sopavvivere. Le proposte del Presidente
17/10/2011

"La sofferenza delle imprese piccole e medie, soprattutto di quelle che lavorano per il mercato interno, ha raggiunto soglie di non sopportabilita'. Sono a rischio l'occupazione e la tenuta del sistema produttivo. E' evidente per tutti che con una pressione fiscale che nel 2014 raggiungera' il 44,9% del Pil la competitivita' del Paese e' a rischio. Se poi gli enti locali dovessero recuperare i tagli ai trasferimenti attraverso le addizionali Irpef le cose andrebbero di male in peggio''. Lo ha dichiarato il Presidente di Rete Imprese Italia Ivan Malavasi, nel corso dell'audizione presso la VI Commissione Finanze del Senato.

''La sofferenza delle imprese piccole e medie, soprattutto di quelle che lavorano per il mercato interno, ha raggiunto soglie di non sopportabilita'. Sono a rischio l'occupazione e la tenuta del sistema produttivo. E' evidente per tutti che con una pressione fiscale che nel 2014 raggiungera' il 44,9% del Pil la competitivita' del Paese e' a rischio. Se poi gli enti locali dovessero recuperare i tagli ai trasferimenti attraverso le addizionali Irpef le cose andrebbero di male in peggio''. Lo ha dichiarato il Presidente di Rete Imprese Italia (Casartigiani, CNA, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti), Ivan Malavasi, nel corso dell'audizione presso la VI Commissione Finanze del Senato.

''Insieme alla semplificazione dei tributi e dei relativi adempimenti, una fiscalita' a misura di piccole e medie imprese deve essere orientata a incentivare la fedelta' fiscale, - ha sottolineato Malavasi - la capitalizzazione e l'efficienza dell'attivita' produttiva. Va, quindi, costruita una tassazione proporzionale per i redditi prodotti e lasciati in azienda ed una tassazione agevolata per chi raggiunge performance di reddito migliori. E' troppo pesante la differenza tra la pressione fiscale ufficiale calcolata dall'Istat e la pressione fiscale effettiva che risulta dal rapporto delle entrate con il Pil depurato dall'ammontare dell'economia sommersa. Nel 2009 la pressione fiscale misurata dall'Istat e' risultata del 43,1%, ma la pressione fiscale effettiva, misurata su coloro che pagano le imposte, e' stata di circa il 52%. Nessun Paese avanzato e industriale puo' sopportare un carico del genere senza soccombere''.

''Per questo la riforma fiscale e' in cima alla lista delle nostre richieste insieme alla riduzione della spesa pubblica, alla riforma delle pensioni, alla cessione del patrimonio pubblico, al varo delle liberalizzazioni e delle semplificazioni. Un obiettivo vitale per l'economia. Dobbiamo ridurre, gradualmente ma sensibilmente, il carico fiscale sul lavoro e sulle imprese. Solo per questa via il Paese potra' battere la recessione e tornare a crescere''.

''La riforma fiscale e' una delle condizioni per il rilancio della capacita' competitiva delle imprese, la migliore cura per ridurre il cuneo fra la retribuzione netta e il costo del lavoro. Il potere d'acquisto ai lavoratori e alle famiglie va restituito, non depresso con ulteriori aumenti dell'Iva''.

Equitalia. ''I debiti con il fisco, ovviamente, devono essere pagati. Ma e' altrettanto evidente che il sistema, cosi' come strutturato, mette a disposizione di Equitalia s.p.a. e Serit-Sicilia s.p.a., molti strumenti per acquisire i patrimoni visibili dei contribuenti, a fronte - ha concluso Malavasi - di poche o inesistenti cautele per evitare la chiusura dell'impresa. Per questo motivo e' fondamentale trovare un punto di equilibrio tra l'interesse dell'Erario e quello delle imprese a far fronte all'impegno finanziario. In altre parole dobbiamo lavorare con Equitalia soprattutto in due direzioni: arginare il ritmo di incremento del debito nel tempo e introdurre il principio della sostenibilita' della rata''.

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