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Impregilo, Astaldi e Saipem contro contro Governo per revoca appalti Tav,
28/02/2007

Sulle grandi opere si profila l’ennesimo scontro a colpi di carte bollate tra privati e governo italiano: i tre consorzi guidati rispettivamente da Saipem, Impregilo e Astaldi che si erano aggiudicate le concessioni Tav per i lavori sulle tratte Milano-Verona, Milano-Genova e Verona-Padova, si sono infatti detti pronti a ricorrere alla Corte di giustizia Ue e alla Corte Costituzionale nel caso in cui Palazzo Chigi non cambiasse orientamento in merito a quando già deciso nell’ultimo decreto sulle liberalizzazioni.

I costruttori, anzi, avrebbero già aperto una procedura di arbitrato nei confronti della Tav contro la revoca, in attesa di valutare se agire per vie legali una volta resa nota la stesura definitiva del decreto, che intanto ha incassato il primo via libera dalla Commissione Attività Produttive della Camera.

Una situazione che se non troverà una soluzione amichevole rischia, secondo i diretti interessati, di dar vita a “un pesante contenzioso in ogni competente sede nazionale e comunitaria”, con un evidente danno “arrecato alla credibilità e affidabilità del Paese sui mercati internazionali”. Ci permettiamo di far notare che la credibilità del Paese aveva forse subito un peggior danno dalla decisione dell’allora numero uno delle Ferrovie italiane, Lorenzo Necci, che nel 1991 decise di assegnare i lavori della Tav senza indire alcuna gara.


Un “vizietto” che negli anni è sempre andato di pari passo all’esplosione dei costi definitivi di opere che sulla carta avrebbero dovuto costare quanto se non meno delle analoghe realizzazioni in tutta Europa
, e invece si è scoperto essere dei “buchi neri” in grado di segnare rincari che vanno dal +624% della Torino-Milano (passata dai 1.074 milioni di euro previsti nel 1991 ai 7.778 milioni del 2006) al +212% della Roma-Napoli (da 1.994 a 6.235 milioni di euro). Non c’è da stupirsi che il ministro per le Infrastrutture, Antonio Di Pietro, abbia sbottato: “Siamo stufi di vedere che a trattativa privata, alla consegna dell’opera chiavi in mano, questi signori facciano pagare 45 volte di più quello che hanno fatto pagare finora”.


Anche perche' uno dei problemi alla base dei clamorosi “buchi” di bilancio di Trenitalia è proprio il costro spropositato delle linea Tav
: se l’alta velocità Tokio-Osaka è costata appena 8,5 milioni di euro al chilometro, la Parigi-Lione non è andata oltre i 9,7 milioni al chilometro e la Madrid-Siviglia è costata 9,2 milioni al chilometro. In Italia, invece, si va dai “soli” 30,5 milioni al chilometro della Roma-Napoli, ai 62,7 milioni della Torino-Milano, fino ai 76,3 della Firenze-Bologna. Prima di inalberare l’orgoglio nazionale come “bandiera” dietro cui difendere i propri, per quanto legittimi, interessi di parte, forse i costruttori nazionali farebbero bene a cercare nuovi contratti all’estero e magari ad incrementare il proprio grado di efficienza, facendo pagare prezzi in linea col mercato internazionale.

fonte: canali.libero.it

 


 
 
 
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