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APPRENDISTATO: LA RIFORMA STENTA A DECOLLARE. In Italia soltanto in 6 Regioni e' operativa la normativa.
04/09/2007

Bilancio delle leggi Treu-Biagi:
Apprendisti, federalismo mancato.
Oltre 1,5 milioni i contratti - Solo in sei Regioni la legge e` pienamente operativa.

In quella cassetta degli attrezzi che e` il nostro diritto del lavoro, l`apprendistato occupa il posto degli arnesi piu` vecchi. Il suo inquadramento risale agli anni Cinquanta (legge n.25/`55) e nelle diverse stagioni di riforma che ha attraversato, dalle norme dell`87 al pacchetto Treu del `97, dai decreti legislativi del 2001 fino alla legge Biagi, ha mantenuto pressoche` intatte quelle caratteristiche di fondo che, a sentire giuristi ed economisti, lo rendono tuttora «strategico».

E` un contratto che garantisce fino alla scadenza il lavoratore come se fosse a tempo indeterminato (la durata varia da due a sei anni e nel 70% dei casi viene trasformato in full time) e allo stesso tempo da` all`azienda la possibilita` di licenziamento alla fine del periodo di apprendistato. Garantisce al datore di lavoro costi minori (i contributi da versare sono il 10%, dopo la Finanziaria 2007, contro il 30 medio dei lavoratori regolari) e assicura all`apprendista un percorso di formazione minimo di 120 ore l`anno. E ancora: a partire da settembre vi si potra` accedere dai 18 ai 30 anni, puo` essere applicato in tutti i tipi d`impresa ed e` stato recepito dai principali contratti collettivi e, negli ultimi anni, ha dimostrato un trend di crescita modesto ma costante.

Insomma, uno strumento flessibile e garantista. Che oggi, tuttavia, un imprenditore puo` utilizzare solo se nella sua Regione e` stata varata la legge che definisce i profili formativi dell`apprendista. E tre anni dopo l`ultima riforma solo sei Regioni - come dimostra l`ultima ricognizione realizzata dai ricercatori della Scuola di alta formazione in Relazioni industriali Adapt e della Fondazione Marco Biagi - hanno adempiuto fino in fondo a questa prova di federalismo.

«L`apprendistato rappresenta un`arma formidabile per l`accesso all`impiego dei giovani e la loro formazione professionale - spiega Arturo Maresca, ordinario di Diritto del lavoro all`Universita` Roma Tre - e` un contratto senza pari persino in Europa eppure procede a rilento perche` le diverse leggi che lo hanno ritoccato negli anni, a partire dal pacchetto Treu del1997, non sono riuscite a renderne percepibile la portata innovativa. E con l`ultima riforma, a causa del rinvio alla potesta` normativa delle Regioni, l`ingranaggio non s`e` sviluppato come sarebbe stato auspicabile».

A fine 2005, gli apprendisti erano circa570mila e oltre 114mila hanno partecipato ad attivita` di formazione esterna organizzate dalle Regioni (dato Isfol-Ministero del Lavoro). In maggioranza si tratta di ventenni con in tasca la licenza media (49,5%) che perlopiu` lavorano nella aziende del Nord (oltre 300mila contro i 110mila circa di Sud e Isole) e che negli ultimi anni sono andati a rafforzare le imprese del terziario e dell`artigianato (con una punta di occupazione al 22,6% nell`edilizia).

Un paio di giorni fa, ricordando la morte sul lavoro di un giovane, il presidente della Camera, Fausto Bertinotti aveva indicato la necessita` di rivalutare l`apprendistato. «E` diventato una delle tante forme di riduzione di costo del lavoro - e` stata la sua riflessione - e io sarei piu` largo nei benefici per le aziende artigiane, piu` restrittivo con le grandi imprese e le aziende che lo utilizzano come flessibilita` del lavoro».

Con il Protocollo del 23 luglio il Governo si propone di riordinare la disciplina e sanare l`intreccio di competenze che si e` generato tra Stato e Regioni dopo la riforma Biagi. Una vera e propria giungla normativa in cui non sono mancati casi limite come quello della Puglia, proprio la Regione governata da Rifondazione comunista, la cui legge applicativa e` stata giudicata incostituzionale (Corte Cost. sentenza n. 24 del 6 febbraio 2007) perche` in contrasto con la disciplina nazionale.

«Se guardiamo a quello che dice la Corte la strada per il rilancio dell`apprendistato e` chiarissima - spiega Arturo Maresca - e passa per il riconoscimento del fatto che il potere delle Regioni deve fermarsi all`offerta formativa pubblica, mentre le modalita` di adempimento degli obblighi formativi, i luoghi, i tempi, le quantita`, eccetera, devono essere definite dalla legge nazionale». Il problema e` che la legge Biagi venne scritta dopo la riforma del Titolo V e quando la corsa verso il federalismo era gia` scattata: «E io credo che tornare indietro - e` la conclusione di Maresca - sara` piuttosto complicato».

Davide Colombo

Il Sole 24 Ore - 31/08/2007

 


 
 
 
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