Umidita': gli intonaci macroporosi
Data: 10/01/2007
Argomento: Tecnologie


Le cause che possono determinare la presenza di umidità negli edifici sono riconducibili:
a) alla presenza del vapore acqueo nell'atmosfera ........;
b) alla presenza di acqua nel terreno .......;
c
) alla presenza di acqua nei materiali impiegati .......;
d) per la pioggia che può penetrare all'interno degli edifici .......;
e
) alla presenza di acqua determinata da cause impreviste ...........


GLI INTONACI MACROPOROSI
Una tencica di risanamento per le murature umide
Luigi Coppola

   
Le cause che possono determinare la presenza di umidità negli edifici sono riconducibili:
a) alla presenza del vapore acqueo nell'atmosfera che può condensare sulla superficie o all'interno della muratura;
b) alla presenza di acqua nel terreno che può infiltrarsi nelle murature interrate oppure essere "attratta" nei muri per il fenomeno della risalita capillare;
c
) alla presenza di acqua nei materiali impiegati per la costruzione dei muri;
d) per la pioggia che può penetrare all'interno degli edifici sospinta sulle pareti dalla forza del vento. La presenza di umidità negli edifici può essere imputabile, inoltre, ad una non corretta impermeabilizzazione delle coperture e dei terrazzi;
e
) alla presenza di acqua determinata da cause impreviste quali rotture di condutture, serbatoi e fognature nel terreno.

La presenza di acqua nelle murature può determinare una serie di inconvenienti tra i quali i più importanti sono:
a) degrado dei materiali per effetto delle pressioni generate dal congelamento dell'acqua;
b) degrado per incompatibilità chimica dei materiali costituenti la muratura che in assenza di acqua potrebbero convivere senza generare reazioni chimiche distruttive;
c) diminuzione del comfort termico degli edifici per la diminuzione della resistenza termica della muratura;
d) esfoliazione e distacchi superficiali degli intonaci dalla muratura per effetto del trasporto dei sali dal terreno o dalle zone più interne del muro verso l'esterno del paramento.

La risalita capillare

La presenza dell’umidità nelle murature fondate su un terreno imbibito di acqua avviene quasi esclusivamente per il fenomeno fisico della capillarità. Esso ha origine dalle forze di adesione che si stabiliscono in un vaso di dimensioni ridotte (capillare) tra il liquido in esso contenuto e le pareti del vaso stesso. In sostanza , un liquido che mostra affinità per le pareti di un vaso capillare immerso in una vaschetta contenente lo stesso liquido, risale spontaneamente all’interno del tubo come sospinto da una pressione capace di sostenere la massa d’acqua in contrapposizione ala forza di gravità.
L’altezza massima di risalita capillare dipende dalla dimensione dei pori del materiale costituente la muratura. Tuttavia, le osservazioni eseguite su edifici situati in zone caratterizzate da presenza di acqua nel sottosuolo hanno messo in evidenza che l’altezza di risalita capillare reale: nei pilastri isolati è pari all’incirca allo spessore del pilastro; nei muri perimetrali varia da circa 2 a circa 5 volte lo spessore del muro; nei muri di spina è pari a circa 2-6 volte lo spessore del muro.
Per diminuire o eliminare gli inconvenienti connessi con la presenza di umidità di risalita dal terreno generalmente si interviene: per aumentare l’evaporazione dell’acqua dalle murature verso l’ambiente esterno; per ridurre o annullare il flusso di acqua che risale dal terreno; per ridurre il quantitativo di acqua adescato dalle fondazioni o dai muri controterra.

Gli intonaci macroporosi

Una delle tecniche di bonifica particolarmente utilizzata in questi anni è quella basata sull’impiego di intonaci macroporosi. Questa tecnica di intervento che consente di alleviare il carico di umidità consiste nell’applicare un intonaco costituito da uno o più strati di malte macroporose in grado di facilitare - proprio grazie all’elevata porosità - l’evaporazione dell’umidità dal muro verso l’ambiente esterno. L’applicazione dell’inconaco macroporoso, quindi, non elimina la risalita capillare di acqua nella muratura, ma favorisce soltanto lo smaltimento dell’umidità, soprattutto, nei periodi di stagione calda e secca. Inoltre, la particolare struttura dell’intonaco caratterizzata dalla presenza di cavità omogeneamente disseminate nella matrice legante consente agli intonaci macroporosi di allentare le tensioni dirompenti dovute alla formazione del ghiaccio.
L’impiego degli intonaci macroporosi, tuttavia, se da una parte consente un facile smaltimento dell’umidità di risalita, dall’altra non può impedire l’ingresso dell’acqua piovana nella muratura. Il risultato è che si otterrà un beneficio, in termini di deumidificazione della muratura, solo se essa è situata in zone caratterizzate da un clima in cui le giornate asciutte e ventilate prevalgono su quelle umide e piovose.
D’altra parte occorre sottolineare che se si applicasse sull’intonaco macroporoso un rivestimento impermeabile per impedire l’ingresso dell’acqua piovana nel muro, ne conseguirebbe anche una maggiore difficoltà di evaporazione dell’umidità presente nel muro per effetto della risalita capillare.
La normativa tedesca DIN 4108 considera idonei per la protezione delle murature umide intonaci e rivestimenti protettivi superficiali caratterizzati dalle seguenti prestazioni (Fig. 1):

  • resistenza alla diffusione del vapore (Sd ) non superiore a 2 m equivalenti di aria;
  • assorbimento di acqua per capillarità (A) non superiore a 0.5 kg/(m2 · h0.5 );
  • il prodotto della resistenza alla diffusione del vapore (Sd ) per l’assorbimento di acqua per capillarità (A) deve essere minore di 0.1.
 Per quanto attiene al primo requisito esso potrrebbe essere conseguito realizzando un intonaco a calce di spessore 2.5 - 3.0 cm caratterizzato da un valore di Sd solitamente variabile tra 0.2 e 0.4 m. Tuttavia, questa soluzione non è praticabile giacchè, essendo la calce un legante di tipo aereo. l’intonaco risulterebbe dilavabile dall’azione dell’acqua piovana. Allo stesso modo deve essere escluso per la deumidificazione delle murature l’impiego di intonaci di solo cemento caratterizzati da un valore Sd maggiore di 2 m già per spessori di 2 cm.


Fig. 1 - Individuazione degli intonaci deumidificanti
sulla base della resistenza alla diffusione del vapore
e dell'assorbimento di acqua per capillarità.


Quindi, il conseguimento di una nuova resistenza alla diffusione del vapore minore di 2 m può essere realizzata con leganti più deboli del cemento portland, ma non dilavabili dall’azione dell’acqua piovana (ad esempio calce idraulica) o con miscele di cemento e calce aerea (intonaci di malta "bastarda"), oppure "indebolendo" gli intonaci di solo cemento introducendo nella matrice legante - mediante l’impiego di tenioattivi - un sistema di microbolle opportunamente spaziate (100-200 mm) che consenta una facile trasmissione del vapore. Questo sistema ha il vantaggio dic reare all’interno della matrice legante una serie di cavità nelle quali possono essere "ospitati" i sali presenti nel terreno o nei laterizi trasportati dall’acqua sulla superficie della muratura. Queste cavità, inoltre, possono attenuare le pressioni introdotte dalla cristallizzazione dei suddetti sali evitando esfoliazioni e distacchi dell’intonaco.
Per quanto attiene al secondo requisito - assorbimento di acqua (A) non superiore a 0.5 kg/(m2· h0.5) - esso può essere conseguito applicando sull’intonaco poroso un trattamento superficiale non pellicolante idrofobo, capace di impedire l’assorbimento di acqua senza alterare però le proprietà di trasmissione del vapore (Sd £ 2m). Nella pratica la riduzione dell’assorbimento di acqua si consegue:
  • applicando sulla superficie dell’intonaco (a spruzzo o a pennello) un trattamento liquido a base di silano che ha la peculiarità di modificare l’angolo di contatto tra acqua ed intonaco macroporoso senza ostacolare la trasmissione del vapore;
  • applicando sulla superficie dell’intonaco una finitura cementizia (1-2 mm) addittivata con silani predispersi in polvere.
Fonte: enco-journal

Per un ulteriore approfondimento sull'argomento si può consultare l'articolo di L. Coppola, "Umidità nelle costruzioni", Presenza Tecnica, pp. 79-86, Aprile 1996.
  






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