REGGIO EMILIA: cantieri fermi e calabresi in fuga. Tanti gli artigiani che sono rimasti a Cutro e dintorni dopo le ferie.
Data: 25/09/2008
Argomento: dalle regioni


REGGIO. Con tempismo perfetto, si sta avventando sulla preda morente. La metafora e' ardita ma non troppo: se e' vero che la camorra ha messo gli occhi sugli appalti di casa nostra l'ha fatto nel momento di crisi profonda del settore.

Articolo di: La Gazzetta di Reggio.
di Massimo Sesena


REGGIO. Con tempismo perfetto, si sta avventando sulla preda morente. La metafora e' ardita ma non troppo: se e' vero che la camorra ha messo gli occhi sugli appalti di casa nostra l'ha fatto nel momento di crisi profonda del settore. Con i calabresi che, senza piu' lavoro, tornano giu'. 

Sabato pomeriggio, in un bar alle porte di Reggio. Un uomo sulla trentina sta offrendo da bere. Non ha vinto al Superenalotto ne' stringe tra le mani un «gratta e vinci» milionario, Semplicemente, se ne va, torna al paese d'origine. «Il mondo si e' rovesciato _ dice _ qui non c'e' piu' lavoro, e giu' mio fratello ha vinto un appalto». 

Ci vuole poco a capire che il giovane di mestiere fa il muratore e il suo «giu'» corrisponde a un punto preciso della carta geografica, la Calabria e _ stringendo l'obiettivo _ in particolare Cutro, piccolo centro in provincia di Crotone, in osmosi con Reggio da quasi quarant'anni, fucina di braccia per una terra _ la nostra _ ricca di opportunita' per i giovani disoccupati di laggiu'. Di piu': per anni l'imprenditoria e la manovalanza cutrese sono stati il motore di quel boom edilizio che in questi ultimi anni ha quasi monopolizzato il dibattito politico in citta'. 

LA CRISI E LA FUGA. E oggi? E oggi non e' piu' cosi'. L'edilizia residenziale attraversa una crisi pesantissima e cosi' si assiste a un fenomeno che non si era mai visto prima: gli emigranti cutresi che negli anni hanno messo radici profonde nel nostro territorio, tornano a Cutro. Dove possono vivere con molto meno rispetto a quello che dovrebbero sborsare _ per una casa, per le spese di tutti i giorni _ qui da noi, dove il costo della vita, negli anni, e' letteralmente esploso. 

Ma soprattutto, dove avrebbero maggiori opportunita' di lavoro rispetto a Reggio Emilia. Un paradosso, se si considera che il caso del giovane muratore che, dopo anni passati nei cantieri di mezza Reggio saluta e torna a casa. No, il caso di questo giovane non e' un caso isolato. 

Ce lo conferma un imprenditore reggiano del settore che _ come gli altri colleghi _ sta vivendo dal di dentro una crisi con pochi precedenti negli anni. E' la crisi che, piu' di ogni altra cosa spinge i muratori e gli imprenditori calabresi a far ritorno al sud. E che ci sia una crisi lo dicono i cantieri fermi da mesi, le montagne di alloggi invenduti che schiacciano _ senza distinzione _ le piccole e le grandi e strutturate imprese nel campo dell'edilizia residenziale. «In questi ultimi mesi _ racconta l'imprenditore reggiano _ abbiamo visto decine di ragazzi lasciare il lavoro a Reggio per tornare in Calabria. Qualcuno e' partito per le ferie e non e' piu' tornato, altri hanno preso questa decisione gia' agli inizi di quest'anno». 

GIRO DI VITE. Ma non basta: le ragioni di questa fuga possono essere anche altre. Da sempre il settore edile nella nostra provincia ha dovuto fare i conti con l'illegalita'. Le infiltrazioni malavitose nell'imprenditoria cutrese, se non hanno intaccato il tessuto complessivo _ fatto di tantissimi bravi e onesti lavoratori _ hanno comunque sempre inciso nel quadro d'insieme di un settore _ quello dell'edilizia che ha sempre avuto zone grigie. Zone grigie fatte di evasione fiscale, lavoro nero e racket. Ebbene, contro questo campionario di illegalita' da un po' di tempo, da parte degli organi preposti _ che forse in passato non erano stati cosi' attivi _ e' iniziata una controffensiva pesante. E cosi', non passa giorno che sulle aziende gia' boccheggianti piovano verifiche della Guardia di finanza o dell'Agenzia delle Entrate o di tutte e due insieme, che spesso sfociano in multe da capogiro. Per avere un'idea dell'entita' della crisi che attanaglia il settore, basti pensare la tanto esaltata «frenata» imposta a Reggio dalla giunta Delrio non ha praticamente inciso. 

Per capirci, quello dell'edilizia residenziale a Reggio e' settore, che se solo il vento riprendesse a soffiare dalla parte giusta (e cioe', tanto per fare un esempio, i tassi bancari tornassero ai livelli dei primi anni 2000) potrebbe dedicarsi a quei 5-6mila appartamenti «graziati» dalla mannaia comunale e agli 11-12mila alloggi che uscirebbero dai cosiddetti interventi diretti, la vera grande lacuna dell'operazione impostata _ fin dai primi passi del suo esecutivo _ dal sindaco Graziano Delrio, a parziale correzione delle scelte fatte dalla giunta che l'aveva preceduto. Non solo: a confortare gli imprenditori ci sarebbero gli studi demografici che danno la nostra citta' ancora in crescita per diversi anni. Ma tant'e': oggi la situazione e' un'altra e anche le aziende piu' solide sono costrette ad abbandonare l'edilizia residenziale per cercare si salvare il salvabile, buttandosi magari sull'edilizia infrastrutturale (dalla Tav alle strade), settore che ancora non ha accusato il colpo. Ma non tutti _ anzi pochi _ possono fare questo passo: la realta' reggiana e' infatti figlia di questa esplosione degli anni passati. Non basta: anche su questo filone dell'edilizia che per ora non conosce crisi (dalla Tav alle rotonde, per capirci) s'affaccia ora un altro spettro. Quello degli affari sporchi della Camorra. 

GOMORRA. In una sua recente visita a Reggio, Sonia Alfano l'ha detto a chiare lettere: «Anche la Camorra, dopo l' ndrangheta ha messo gli occhi su Reggio, individuando nel diffuso benessere e nel florido tessuto imprenditoriale un canale per il riciclaggio di denaro sporco». La Alfano aveva indicato alcuni esempi di modus operandi della camorra che arriva al Nord per ripulire i soldi dei suoi traffici. E aveva citato il business dei centri commerciali. E quello delle rotonde. Insomma, cambiano gli attori ma il film sembra lo stesso. 

E l'edilizia c'entra sempre. Non solo: nei possibili business della camorra che _ dicono gli atti delle ultime inchieste _ avrebbe stretto patti e alleanze con la malavita calabrese, c'e' sicuramente anche quello del lavoro nero e del caporalato. E non e' nemmeno campata per aria l'ipotesi che con l'arrivo della criminalita' campana, qualcuno abbia optato per la ritirata, anziche' per lo scontro. E qualcun'altro invece abbia scelto di scendere a patti, come direbbero le prime risultanze delle indagini dell'Antimafia su questo nuovo fenomeno criminale dei casalesi in Emilia Romagna. Fino a pochi mesi fa, le imprese edili registrate alla Camera di commercio di Reggio erano circa 13.600. Un dato impressionante, al pari di quello _ compreso al suo interno _ delle imprese individuali, 10.500 alla fine del 2007. Proprio su questa miriade di imprese fatte di una persona sola ha ruotato per anni il bello e il brutto dell'edilizia reggiana, sfornando _ praticamente in contemporanea _ numeri da record per produzioni e fatturati, ma anche lavoro nero, con i caporali alle prese con un quotidiano reclutamento di manodopera clandestina e disperata, ed episodi inquietanti che soltanto la non abitudine dei reggiani a certi termini, rendeva a fatica catalogati come pizzo e racket. Eppure questo fenomeno _ piu' volte evocato in occasione dei blitz delle forze dell'ordine _ esiste e resiste, anche in questo momento di crisi del settore. 

MANOVALANZA. «In gran parte _ dice ancora l'imprenditore di casa nostra _ i manovali che hanno scelto di migrare in cerca di lavoro sono espressione di autentiche professionalita' che si sono formate in questi anni. Insomma chi fugge dall'assenza di lavoro e' solitamente uno che sa lavorare». E chi non sa lavorare? L'imprenditore reggiano qui non ci rivela nulla di nuovo: da sempre la manovalanza dell'edilizia si e' divisa in buona e cattiva. E' per questo forse che il settore delle estorsioni nel mattone, non conosce crisi. «Qualcuno trova una sponda proprio in chi regge le fila della malavita. E i 200 euro che poteva portare a casa ogni giorni lavorando sui ponteggi, li realizza in un altro modo; di notte, a bruciare un muletto o a rubare attrezzi dal magazzino di un'altra ditta». Magari per un altro padrone, quello nuovo, che preferisce la pastiera alla soppressata. (23 settembre 2008)

Articolo di: La Gazzetta di Reggio.

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