Di Pietro: Il Ponte si Fara', ma prima facciamo le infrastrutture
Data: 22/01/2007
Argomento: Infrastrutture


«Non ditemi quando si faranno le cose, intanto cominciamo a fare qualcosa. Sul Ponte, ripeto, non dobbiamo dividerci, fare battaglie ideologiche, ma lavorare tutti assieme. Io so bene come ministro che le infrastrutture non hanno colore e che un giorno da Palermo a Berlino si dovrà arrivarci direttamente. E poi noi dell'Unione non abbiamo mai detto che il Ponte non si dovrà fare, ma che prima bisogna intervenire su altre realtà infrastrutturali tra Sicilia e Calabria..............

La Sicilia ha pubblicato un'intervista al Ministro Di Pietro. Ne pubblichiamo alcuni stralci.
"Diciamolo: c'è uno scontro ideologico che non ci dovrebbe essere, ma c'è, e impedisce di prendere delle decisioni coerenti Ci dev'essere per forza uno scontro ideologico se è vero, come è vero, che il governo Amato aveva deciso di fare il Ponte e poi ha rinunciato. Ma è uno scontro che si deve cercare in tutti i modi di superare».

Scusi, ma se prima bisogna fare le ferrovie, poi le strade e quant'altro, il Ponte lo vedranno i nostri nipoti. O no?
«Non ditemi quando si faranno le cose, intanto cominciamo a fare qualcosa. Sul Ponte, ripeto, non dobbiamo dividerci, fare battaglie ideologiche, ma lavorare tutti assieme. Io so bene come ministro che le infrastrutture non hanno colore e che un giorno da Palermo a Berlino si dovrà arrivarci direttamente. E poi noi dell'Unione non abbiamo mai detto che il Ponte non si dovrà fare, ma che prima bisogna intervenire su altre realtà infrastrutturali tra Sicilia e Calabria. Facciamo le opere propedeutiche, velocizziamo le ferrovie siciliane, la Palermo-Catania-Messina che coinvolge un milione e mezzo di persone. Queste opere serviranno comunque per il Ponte, sono cose che necessariamente si debbono fare anche in vista del Ponte. Se non ci sono le ferrovie, se sul Ponte non possono transitare i treni, a che serve?».

Però queste opere propedeutiche, come lei le definisce, non hanno copertura finanziaria, non hanno progetti definitivi.
«Si debbono fare E non mi permetterò mai di bypassare l'autonomia decisionale della Regione. Sarebbe un grave errore se il governo centrale prendesse i soldi della Sicilia e decidesse da solo».

Sullo Stretto c'è stato un gravissimo incidente. Non vogliamo speculare su quei poveri morti, ma certamente c'è un problema di sicurezza. Lo Stretto è troppo affollato.
«C'è stato un errore umano. E oltre a questo c'è un problema di standard di sicurezza che il Ponte non risolverebbe (perche', scusi?, ndr). Una delle ragioni fondamentali della mancanza di sicurezza è che l'Unione ci ha chiesto delle cose e non le hanno fatte. L'Ue ci ha chiesto lo scorporo tra le funzioni del gestore e le funzioni di vigilanza che attualmente fanno capo entrambe alle Ferrovie dello Stato. Non ho mai visto bene un'opera in cui il controllore è anche il gestore: è come uno studente che si interroga e poi si dà il voto».

Di certo il Ponte non può essere sostituito dalle «vie del mare», di cui parla il ministro Bianchi. Dove sono questi porti in Sicilia? L'unico potrebbe essere quello di Augusta, ma non ci si può lavorare perche' prima bisogna bonificare la rada.
«Un momento, i porti sono utili, a prescindere dal Ponte. Cina e India stanno invadendo con le loro merci il mondo. E quando passano il Canale di Suez, se non c'è un porto attrezzato in Sicilia, queste navi passano oltre verso il Nord. Sono bestioni che portano diecimila Tus, container, e hanno bisogno di un pescaggio di almeno venti metri. Bisogna dragare i fondali, ma mi hanno sempre detto che il problema è: dove si sposta il materiale dragato? Ci sono amianto, elementi di inquinamento e altro. Allora ho suggerito: spostiamo questo materiale accumulatosi negli anni sullo stesso fondale marino e apriamo un percorso dove possono entrare le navi».

Torniamo al Ponte. Lei lo sa che era stato promesso alla Sicilia sin dagli anni 50 e che dal 1971 c'è una legge istitutiva del Parlamento per la società «Stretto di Messina».
«Vabbè, ma in cinquant'anni cos'ha fatto la classe politica siciliana? Come si è battuta per ottenere la realizzazione dell'opera? Come ha fatto sentire il suo peso? Noi non abbiamo cancellato la società dello "Stretto di Messina", abbiamo detto alla Impregilo che ha vinto l'appalto di continuare a fare il progetto definitivo, altrimenti avremmo dovuto pagare una penale di 263 milioni di euro. Avremmo pagato una penale per non avere niente in cambio. E che siamo scemi? Abbiamo detto di continuare a lavorare. Quando il progetto sarà ultimato lo possiamo anche dare alla Regione siciliana in cambio di un solo euro. La Regione ha un piano finanziario per fare l'opera? Va benissimo, ne parli anche con la Regione Calabria, da me non ci saranno mai ostacoli».
«E' vergognoso che dopo tanti anni non ci sia ancora la Salerno-Reggio Calabria - ora però tutti i cantieri sono aumentati e finanziati -, ma è anche vergognoso che da Brescia a Milano migliaia di automobilisti ogni santo giorno impieghino due ore e mezzo all'andata e altrettanti al ritorno. Quindi c'è anche una questione settentrionale. E se continuiamo in questa ottica della scontro territoriale non andiamo da nessuna parte. C'è un altro scontro, quello con gli ambientalisti. Io sono per tutelare l'ambiente, ma a patto che non dicano aprioristicamente no a tutto. Invece vedo che ci sono gruppi che si spostano come una popolazione navigante da una parte e dall'altra per dire "questo non s'ha da fare e quest'altro non sa da fare". Stamane ho saputo che quelli che protestano per la Tav in Val di Susa, ora hanno deciso di andare a Vicenza contro la base Nato. Se togliamo queste barriere preconcette, allora la soluzione si trova».

fonte: Marsala.it (La Sicilia)






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