La copianificazione segna il passo. Sono soltanto otto le regioni che hanno
siglato un`intesa col ministero dei Beni culturali per la stesura congiunta dei
piani paesaggistici.
Il codice dei beni culturali e del paesaggio riconosce, infatti, alle regioni
la competenza sulla pianificazione in aree vincolate, ma al tempo stesso
assegna al ministero la partecipazione obbligatoria alla scrittura del piano.
Ed e proprio allo scopo di avviare la pianificazione congiunta che regioni e
ministero possono stipulare intese per definire le modalita` di elaborazione dei
piani.
Finora le amministrazioni che hanno sottoscritto tali protocolli sono
soltanto otto: Abruzzo, Campania, Friuli Venezia Giulia, Piemonte,
Puglia, Sardegna e Veneto. L`accordo e` stato invece predisposto, ma si
attende la sottoscrizione, per Calabria, Lazio e Marche.
In altri casi, come per l`Emilia Romagna, e` in atto il tavolo
di copianifi`cazione in base a un accordo precedente al varo del codice e si
dovra`, dunque, procedere alla sottoscrizione di un nuova intesa. In attesa
anche l`Umbria, mentre in Liguria e Lombardia sono in corso trattative per la
stesura di un protocollo condiviso.
Fanno eccezione Sicilia, Valle D`Aosta e Trentino Alto Adige,
che hanno piena autonomia in materia di paesaggio in virtu` delle disposizioni
dello statuto speciale. Nessuna regione ha, insomma, centrato l`obiettivo
dell`approvazione di un piano adeguato al codice entro la fine dello scorso anno
(con il ministero che ora potrebbe, ipoteticamente, intervenire in via
sostitutiva).
La legislazione sulle aree tutelate rimane, pertanto, un mosaico: dalla
Calabria, che ha firmato l`intesa con i Beni culturali, ma e` tuttora
sprovvista di una disciplina di tutela, all`Emilia Romagna, che ha appena
ridisegnato, con legge varata a fine novembre, la gestione dei vincoli sul
proprio territorio.
La Lombardia, invece, dove a luglio e` stato adottato in
Consiglio regionale il piano paesaggistico (Ppr), attende da mesi una risposta
sulla bozza di intesa per la copianificazione inviata al
ministero. L`adeguamento degli strumenti di tutela paesaggistica e`, in ogni
caso, un processo lungo, che dovra` concludersi con il recepimento, entro due
anni dalla definizione del piano, delle nuove prescrizioni negli strumenti
urbanistici vigenti.
Il cerchio si chiudera` poi con la verifica da parte del ministero circa
l`adeguamento dell`intero sistema. Alla fine del processo, le
autorizzazioni paesaggistiche nelle regioni ``adeguate`` potranno
svincolarsi dal parere vincolante delle soprintendenze.
Fonte:
Ance.it