Stando alla normativa codificata, il datore di lavoro ha fra i
diversi compiti assegnati anche promuovere la salute dei propri dipendenti.
Un dovere che rimane al momento sulla carta, come dimostra
l'applicazione della normativa sul consumo di alcol e stupefacenti: aziende
bresciane poco sensibili e rischio maggiore di infortuni e dipendenze.
Se ne e' parlato nel primo appuntamento dei Seminari Tecnici del Sabato
promossi dalla Scuole edile bresciana, con l'intervento degli esperti del
servizio Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro-Psal dell'Asl di
Brescia.
La legge su stupefacenti e alcol parte da lontano, dal dpr 309/90, ma le
prescrizioni sui controlli sono diventate attuative solo nel 2008 per gli
stupefacenti e 2006 per l'alcol: per gli stupefacenti sono previsti test
specifici da effettuare una volta all'anno su chi svolge determinate mansioni a
rischio per gli altri, come quelle di guida (camion, bus, ecc.), di manovra gru
e macchine a movimento terra nel settore edile. Questi test sono collegati
all'idoneita' al lavoro e se si risulta positivi anche per un'assunzione
saltuaria scatta l'avvio a un percorso nei Sert. «Su circa 3 mila controlli
effettuati nel bresciano nel 2009 circa 150 lavoratori sono stati inviati al
Sert», osserva Domenica Sottini, responsabile dello Psal Dgd 1 distretto di
Brescia: un 5 per cento dei lavoratori che non deve trarre in inganno, «perche'
cio' che osserviamo e' solo la punta di un iceberg, e il fenomeno rimane in buona
parte sommerso», spiega la responsabile.
La normativa sull'alcol e' invece meno vincolante e prevede
valutazioni alcolemiche per tutte le mansioni nei cantieri edili, ma
risultare positivi non e' direttamente correlato all'idoneita' alla mansione,
mentre ulteriori accertamenti scattano se c'e' il sospetto di alcoldipendenza.
«L'APPLICAZIONE di queste normative e' ancora a macchia di leopardo, la legge
piu' stringente e chiara e' quella sugli stupefacenti, applicata da quasi
tutte le aziende di trasporti, mentre gli edili sono un po' in ritardo – dice
Sottini -. Il problema e' che la normativa viene applicata in modo formale,
tutto si riduce all'esecuzione del test, trascurando il punto piu' importante che
e' la promozione della salute e di stili di vita piu' sani».
«La sensibilita' delle aziende e' bassissima, soprattutto nell'edilizia,
dove i consumi dei lavoratori non sono considerati un problema, e dove le
attivita' di formazione e promozione della salute vengono percepite come una
spesa, di tempo e di soldi», aggiunge Paola Paglierini dello Psal DGD 4 del
distretto di Palazzolo.
Gli attori su cui agire sono in primis il medico aziendale e il datore di
lavoro, oltre al rappresentante dei lavoratori per la sicurezza e al
responsabile del servizio prevenzione e protezione. «La percezione che si ha
visitando le diverse realta' produttive e' che l'utilizzo delle sostanze
stupefacenti sia piu' diffuso nel settore metalmeccanico, nei servizi e nel
terziario, dove i ritmi lavorativi sono piu' intensi e dinamici, mentre nel
settore edile il problema di gran lunga prioritario resta l'alcol, e non accenna
a diminuire perche' bere non viene percepito dai lavoratori come comportamento a
rischio», spiega Paglierini.
PIÙ CHE L'IMMAGINE del muratore che assume cocaina per migliorare le proprie
prestazioni, quindi, il volto piu' vero del fenomeno rimane quello del muratore
che fin dallo spuntino del mattino consuma alcolici, senza rendersi conto della
pericolosita'. E dire che avere lavoratori in salute, fanno notare gli esperti,
andrebbe a tutto vantaggio dell'azienda in termini di efficienza e produttivita'.
Lisa Cesco
28/03/2010
Fonte:
www. bresciaoggi.it