L'AQUILA, SULLA RICOSTRUZIONE L'OMBRA DEL LAVORO NERO. A l'Aquila una ditta su due non e' in regola e un operaio su tre neanche.
Data: 26/07/2010 Argomento: Urbanistica
A l'Aquila una ditta su due non e' in regola e un operaio su tre neanche.
Il 12 per cento poi e' totalmente in nero. Nella citta' delle
impalcature, le mille facce dei forestieri che, alle prime luci dell'alba, vedi
aggirarsi nella via dei caporali o davanti ai cantieri ad elemosinare la
giornata, fanno rumore quanto i numeri del dipartimento provinciale per il
lavoro (Dpl). Cosi' si scoperchia un vaso di Pandora che rende i racconti della
disperazione tutt'altro che meteore.
Nei primi sei mesi dell'anno, infatti, il 50% delle aziende della
ricostruzione controllate e' irregolare, una tendenza gia' evidenziata
nell'ultimo semestre 2009, che pero' non accenna a fermarsi. Sulle 237 imprese
ispezionate, infatti ben 148 sono fuori norma per la sicurezza nel
cantiere o per la posizione contrattuale. Se si guarda agli operai,
poi, su 411 controllati 123 hanno contratti irregolari e 53 sono addirittura
senza contratto. E a poco serve sventolare che anche il lavoro nero qui e' al
10%, in linea dunque con la media nazionale (9,6%). L'Aquila e' il piu'
imparagonabile scenario lavorativo d'Italia per grandezza e profondita' di
interventi.
Lo precisa anche il direttore ispettivo del Dpl Maria Carmela Vecchio «C'e'
un'irregolarita' non di poco contro – ammette. – I controlli ci sono, ma
all'Aquila si incontra un cantiere aperto ogni dieci passi». Quasi a sminuire
una situazione allarmante (e ad accennare, tra le righe, che e' impossibile fare
controlli abnormi con organici nella norma) aggiunge: «Non c'e' mai stato un
numero cosi' elevato di aziende al lavoro qui finora». In sostanza, cioe', non si
puo' controllarle tutte senza rinforzi. Ma alla parzialita' dei dati si affianca
il mondo taciuto, celato, e sfuggito ai controlli, delle centinaia di lavoratori
giunti da tutta Italia attirati dal profumo dei soldi.
Una ricostruzione in nero, insomma. «C'e' la crisi, non c'e' piu' lavoro
per te qui; vai in Abruzzo li' ce n'e' per tutti», cosi' si e' sentito dire
Ali' un mese fa dal suo datore di lavoro in Veneto. E lui, con speranza di
mandare qualche risparmio alla famiglia in Tunisia, sono due settimane che
girovaga per i cantieri dell'Abruzzo. «Mi pagano 40 euro al giorno – dice –
l'importante e' dire di avere una sistemazione all'Aquila altrimenti non ti
prendono».
Fa spallucce quando gli si chiede dove abbia passato la notte. La paura di
rivelare un nido abusivo e' grande quando il morso allo stomaco
che ha al passaggio di una volante della polizia. Ma adesso e' anche un altro il
suo timore, quello di non essere di nuovo pagato; «l'impresa
dice di passare domani per i soldi, poi se ne va, prende un altro cantiere e non
sai dove ritrovarla», chiosa.
Gli angeli della rinascita, pero', parlano anche italiano e li vedi
dividersi le brande nei punti di raccolta; qui per meno di trenta euro
i privati offrono un posto letto senza chiedere troppi documenti. Gino e Rosario
arrivano dalla Sicilia, consigliati da amici di amici. Dormono cinque
ore a testa per pagare solo un letto nei container in periferia; sono
in nero, ma non si lamentano. «Dalle nostre parti – dicono – non avremmo mai
guadagnanto cento euro al giorno, le ditte ci fanno i soldi, ma noi almeno
prendiamo qualcosa in piu' per vivere». Come dire no al lavoro, anche irregolare,
mormorano «quando l'offerta di lavoro e' dieci volte piu' grande della
domanda».
Fonte:
Avvenire.it
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