SICUREZZA: LA CASSAZIONE DECIDE CHE SARANNO I CDA A PAGARE, in caso di incidenti sul posto di lavoro
Data: 08/11/2010
Argomento: Sicurezza


La Corte di Cassazione emana una sentenza che potrebbe tracciare importantissime novita' in materia di disciplina della sicurezza sul posto di lavoro: la responsabilita' per gli incidenti che avvengono nello svolgimento delle proprie mansioni, a causa di violazioni delle normative sulla sicurezza sara' da oggi direttamente imputabile ai componenti del Consiglio di Amministrazione della rispettiva societa'.

La sentenza dirime la clamorosa vicenda che ha visto coinvolta la Montefibre s.p.a. , al tempo azienda leader del settore tessile del gruppo Montedison, rea di aver causato la morte di ben 11 dipendenti poiche' utilizzavano tute protettive contenenti amianto.



Questo processo si concluse in primo grado nel peggiore dei modi, quando il Tribunale di Verbania ha ritenuto impossibile attribuire ai dirigenti susseguitisi alla guida della societa' di Pallanza una responsabilita' per la malattia ed il decesso dei suoi dipendenti, creando fortissimo scandalo in un'Italia ancora impreparata ad affrontare la problematica dell'amianto (le vere battaglie inizieranno solo una decina di anni piu' tardi).



Sara' la Terza sezione penale della Corte d'Appello di Torino a ribaltare totalmente il giudizio di primo grado, condannando tutti gli imputati coinvolti a pene che oscillano tra gli 11 ed i 20 mesi di reclusione, dopo decenni di attesa, il 25 Marzo 2009.




Ma la suspence era ancora forte, tutta legata al terzo grado di giudizio ed alla sentenza della Corte di Cassazione, che ha ribadito il senso del precedente giudicato, orientando la giurisprudenza in modo netto ed assolutamente evolutivo, innovando completamente la materia di sicurezza connessa alla tematica della responsabilita' ed indirizzando in maniera netta il mirino sui CdA, nella persona di ciascun membro che ne faccia parte, anche nei casi in cui l'organo abbia delegato ad una persona specifica il controllo inerente alle misure di sicurezza sul posto di lavoro.




La Montefibre non solo e' implicata nella morte di 11 dipendenti piemontesi, ma per quanto riguarda la sua sede in territorio campano, situata precisamente ad Acerra, molti problemi sono stati evidenziati riguardo la politica della societa' in materia di smaltimento di rifiuti speciali derivati dal ciclo produttivo industriale, poiche' sospettata di scaricare liquami particolarmente inquinanti nel territorio circostante, senza tener conto di alcuna normativa relativa all'idoneo procedimento necessario per il trattamento di quei rifiuti.



Acerra, insieme a Nola e Marigliano, traccia il territorio definito “Triangolo della morte”, all'interno del quale la percentuale di tumori e leucemie che colpiscono le persone e' la maggiore d'Italia, come evidenziato nella ricerca scientifica pubblicata dal “The Lancet Oncology”, rivista di profilo mondiale, compilata da Alfredo Mazza.



Il giovane ricercatore napoletano, che lavora al Cnr di Pisa, espone le cifre agghiaccianti: ogni 100.000 abitanti, la mortalita' per tumore al fegato e' di 35.9 per gli uomini e 20.5 per le donne, rispetto ad una media nazionale di 14.




Oltre ad aver pronunciato l'ultima parola in merito alla vicenda, con una rivoluzionaria sentenza di condanna, la Cassazione introduce misure pesanti per le societa' in tema di risarcimenti, ammettendo anche i sindacati ( che giuridicamente sono definiti enti di fatto, quindi privi di personalita' giuridica) a costituirsi come parte lesa <<..in quanto la circostanza che predetti enti non abbiano personalita' giuridica non e' ostativa alla costituzione di parte civile, ne' un'ostativa puo' dedursi dal fatto di non essere stati operativi al momento dei fatti in questione>>.




Questo tipo di intervento giurisprudenziale implementa il sistema della Giustizia in Italia fondando sul concetto della certezza della pena il cardine per garantire il rispetto delle regole.




A volte (come gia' Feuerbach ed altri intuirono) una pena certa puo' spaventare di piu' che una pena gravosa, ma di incerta attribuzione; dunque, mettere fine al grottesco gioco dello “scarica-barile” implica automaticamente responsabilizzazione, soprattutto alla luce del sempre attualissimo problema delle morti sul posto di lavoro.

 

Fonte. Levanteonline







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