L'Assemblea di palazzo Madama ha approvato sei mozioni che segnalano
la necessita' di un potenziamento delle fonti di energia pulita.
Secondo i documenti occorre indirizzare le strategie energetiche nazionali
verso il risparmio, l'efficienza e la riqualificazione energetica, l'innovazione
e la ricerca.
L'Assemblea del Senato ha approvato con un si' bipartisan sei mozioni sulle
energie rinnovabili, sulle quali il ministro dell'Ambiente Stefania
Prestigiacomo ha espresso parere favorevole, ancorche' su alcune di esse
condizionato all'accoglimento di talune modifiche.
Tranne la mozione dell'Idv che e' stata respinta a maggioranza perche' non ha
voluto accettare le modifiche suggerite dal ministro, sono state accolte le
mozioni di tutti gli altri gruppi: Pdl, Lega, Coesione Nazionale, Pd,
Udc-Autonomie-repubblicani e Api.
Le mozioni segnalano, in un contesto nazionale di forte dipendenza dalle
fonti fossili maggiormente inquinanti e in una congiuntura che impone un
ripensamento del rilancio dell'opzione nucleare, l'opportunita' di proseguire in
un trend che vede l'Italia tra i Paesi europei con la maggiore crescita delle
fonti energetiche rinnovabili, soprattutto attuando una strategia di
potenziamento ed incentivazione delle fonti rinnovabili pulite, pur rendendosi
necessaria una graduale revisione dei meccanismi di incentivazione evitandone
peraltro drastiche ed improvvise riduzioni.
Secondo i documenti approvati, occorre indirizzare le strategie energetiche
nazionali verso il risparmio energetico, l'efficienza e la riqualificazione
energetica, l'innovazione e la ricerca. Cosi' come bisogna adeguare la
normativa nazionale alle direttive europee e rispettare il percorso fissato
dall'UE fino al 2020 al fine di combattere gli effetti dei cambiamenti climatici
e promuovere l'uso delle energie rinnovabili. E' necessario altresi' colpire
abusi, speculazioni e infiltrazioni criminali, garantire la continuita' degli
investimenti, l'accessibilita' del credito bancario e la stabilita' del quadro
normativo, nonche' evitare ricadute negative su altri comparti produttivi, come
quello dell'agricoltura.
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