In un comunicato congiunto, Rete Imprese Italia, Confindustria e Alleanza
delle Cooperative chiedono a Governo e Parlamento che "l'impresa possa far
valere in sede giudiziaria le proprie ragioni senza limitazioni temporali che
rischiano di penalizzare il contribuente onesto a fronte di pretese
ingiustificate da parte del fisco".
"E' fondamentale che l'impresa possa far valere in sede giudiziaria le
proprie ragioni senza limitazioni temporali che rischiano di penalizzare il
contribuente onesto a fronte di pretese ingiustificate da parte del fisco". E?
quanto si legge in una nota congiunta di Rete Imprese Italia, Confindustria e
Alleanza delle Cooperative Italiane".
"A partire dal prossimo 1? luglio - prosegue il comunicato - gli
avvisi di accertamento sono immediatamente esecutivi trascorsi 90 giorni dalla
notifica. Il
contribuente puo' far ricorso e chiedere al giudice la sospensiva dell'azione
esecutiva. Il problema e' che, in base al Dl Sviluppo, se tale sospensiva non
viene decisa dal giudice entro 120 giorni, Equitalia puo' comunque procedere al
recupero forzato delle somme. Sarebbe di fatto la reintroduzione del
principio del solve et repete, gia' dichiarato inammissibile dalla Corte
Costituzionale nel 1961".
"Va infatti evidenziato ? continua - che tempi medi di pronuncia delle
commissioni tributarie provinciali sulle richieste di sospensione sono superiori
a 6 mesi e vi e' una elevata variabilita' di tali tempi, tra le varie
commissioni tributarie provinciali. Inoltre, in circa la meta' dei casi le
richieste di sospensiva sono accolte dal giudice".
"Questa norma - conclude - lede l'elementare diritto del contribuente ad
una giusta difesa, peggiora il rapporto tra contribuente ed amministrazione
fiscale ed e' assolutamente inaccettabile. E' quindi necessario prevedere
espressamente che l'azione esecutiva rimane sospesa fino a quando il giudice non
si sia pronunciato sull'eventuale istanza di sospensiva?.
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