CONCORRENZA SLEALE DEL SOMMERSO.
Data: 10/01/2017
Argomento: Mercato e Impresa


Da Confartigianato: Ai massimi la concorrenza sleale del sommerso: al 14,8% il lavoro indipendente irregolare.

CONCORRENZA SLEALE DEL SOMMERSO. Da Confartigianato: Ai massimi la concorrenza sleale del sommerso: al 14,8% il lavoro indipendente irregolare.

Fonte: confartigianato.it

La concorrenza sleale del sommerso è un fattore di blocco dello sviluppo che spiazza le imprese oneste attraverso diversi meccanismi e nel dettaglio: i) le imprese che evadono possono mantenere prezzi più bassi e mettono fuori mercato le imprese regolari con analoghe funzioni di produzione; ii) la minore competitività delle imprese regolari può rendere ‘più conveniente’ attivare azioni di evasione fiscale: nel lungo termine tendono a sopravvivere imprese marginali mentre le imprese solide si avvicinano progressivamente alla marginalità; iii) l’evasione a valle genera fondi extra contabili realizzati con i ricavi ‘in nero’ utilizzati per acquisti non documentati che diffonde ed allarga la portata del fenomeno; iv) l’evasione fiscale tende a mantenere il gap tra le aliquote fiscali pagate dalle imprese in regola e le imprese che evadono, dato che il mancato gettito rende difficile politiche fiscali espansive tramite la riduzione delle aliquote fiscali; v) non si amplia la dimensione delle aziende: le imprese che evadono hanno una minore propensione all’investimento e all’ampliamento del volume d’affari e nel contempo spiazzano gli investimenti delle imprese che non evadono e che non trovano redditività adeguata per l’ampliamento delle dimensioni aziendali.

Sulla base degli ultimi dati disponibili sui conti nazionali, nel 2014 sono 3 milioni e 667 mila le unità di lavoro in condizione di non regolarità, occupate in prevalenza come dipendenti, con 2 milioni e 595 mila unità, a cui si aggiunge 1 milione e 72 mila unità di lavoro indipendente irregolare.

E’ pari al 15,7% il tasso di irregolarità – calcolato come incidenza delle unità di lavoro non regolari – con un trend di salita negli ultimi quattro anni nei quali è salito di 1,2 punti, raggiungendo il massimo degli ultimi dieci anni; il tasso di irregolarità totale è composto dal 16,2% di lavoro dipendente irregolare e dal 14,8% di irregolarità nel lavoro indipendente, equivalente ad 1 milione e 72 mila unità indipendenti irregolari.

In particolare il peso del sommerso è difficile da sostenere per i produttori che hanno una attività nel Mezzogiorno dove la quota di lavoro irregolare – per territorio misurata sugli occupati e non sulle unità di lavoro – è del 19,1% ed è quasi doppia rispetto all’11,2% del Centro-Nord. La quota più elevata di lavoro irregolare in Calabria (23,0%), seguita da Campania (21,5%), Sicilia (20,3%), Puglia 16,8% e Lazio (16,%). All’opposto i tassi più bassi in Lombardia e Marche (10,2%), Trento (10,1%), Emilia-Romagna (10,0%), Valle d’Aosta (9,9%), Bolzano (9,1%) e Veneto (8,8%).

Per sottolineare la pervasività della concorrenza sleale del sommerso nel Mezzogiorno una nostra recente analisi ha proposto due paradossali confronti. Nel primo paradosso si osserva che, nonostante la rilevante – ed eccessiva – presenza di dipendenti pubblici, nel Mezzogiorno il lavoro sommerso pesa più di quello della Pubblica amministrazione: i 1.257.894 occupati irregolari sono l’11,0% in più dei 1.133.030 dipendenti pubblici.

La vastità della concorrenza sleale nei confronti delle imprese regolari è evidente dal secondo paradosso che emerge da un confronto settoriale. Se prendiamo a riferimento i tassi di irregolarità settoriali si individua un metasettore del Sommerso che somma gli occupati irregolari di tutti i settori: nel dettaglio nel Mezzogiorno il Sommerso è il secondo settore dietro solo a quello dei Servizi, vale quasi due volte (1,8) il Manifatturiero e oltre tre volte e mezzo (3,6) il settore delle Costruzioni.

Fonte: confartigianato.it

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