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CODICE APPALTI - ARBITRATI: RIFORMA VERSO IL CONSIGLIO DEI MINISTRI. Arbitrati senza limiti di parcella
25/11/2009

Saltano i tetti agli «arbitrati d`oro». Nella bozza di decreto per la riforma degli arbitrati e delle liti sugli appalti, oggi all`esame del preconsiglio dei ministri, viene eliminato il divieto assoluto per i giudici privati di aumentarsi la parcella di fronte a cause molto complesse. Secondo l`Autorita` di vigilanza sui contratti pubblici, il meccanismo era stato utilizzato in tutti gli arbitrati, senza troppe distinzioni sulla complessita` effettiva.


La bozza diramata ieri non contiene piu` il divieto di auto-innalzamento dei compensi, in vigore solo dallo scorso gennaio. Si precisa che il futuro decreto con cui saranno riviste le tariffe degli arbitrati (fissandole in un intervallo tra il 40 e il 70% di quelle professionali vigenti) puo` prevedere «l`esclusione o la limitazione degli incrementi dei compensi massimi». il tetto viene ``declassato`` da obbligo a facolta`. 



La riforma manda in archivio la cancellazione degli arbitrati voluta dall`ex ministro delle Infrastrutture, Antonio Di Pietro (di fatto mai scattata) e rida` nuova vita a questo istituto, in nome della maggiore velocita` della giustizia privata. L`arbitrato resta facoltativo ma l`amministrazione deve dichiarare gia` nel bando se lo prevede o no.


L`appaltatore potra` rifiutarlo solo fino alla firma del contratto. L`arbitrato sara` incentivato: nei bandi in cui sara` ammesso, ad esempio, le imprese potranno, fare uno sconto in piu`, e cioe` aumentare di qualche punto il ribasso, per via - si legge nella norma - dei «minori oneri finanziari» che deriverebbero dal ricorso alla corsia veloce dell`arbitrato. 


E` la prima volta che si quantifica in un risparmio (di cui, grazie al ribasso, beneficerebbe alla fine la Pa) il ricorso all`arbitrato. Finora l`Autorita` di vigilanza aveva sempre considerato l`arbitrato, a conti fatti, piu` costoso per le amministrazioni (che risultavano quasi sempre perdenti). 



Lo schema di decreto all`esame oggi, in vista del Consiglio dei ministri di giovedi`, da` poi attuazione asina delega della legge Comunitaria e serve a recepire nel Codice degli appalti la nuova «direttiva ricorsi» (la 2007/66). La normativa europea impone di lasciar passare un certo numero di giorni tra l`aggiudicazione di una gara di lavori, servizi e forniture e la firma del contratto per permettere a chi si sente leso dalle scelte della Pa di presentare un ricorso. 


La bozza di decreto introduce un nuovo termine di sospensione: nella versione diramata ieri e` pari a 35 giorni dalla comunicazione dell`aggiudicazione definitiva, ma potrebbe ancora tornare all`ipotesi iniziale di 40 giorni. I concorrenti dovranno avvisare la stazione appaltante della decisione di fare ricorso, cosi` da lasciargli il tempo di decidere per un eventuale annullamento in autotutela della gara. 



Il decreto, predisposto dal ministero delle Infrastrutture con la Presidenza del Consiglio, mette mano a una riforma complessiva di tutto il contenzioso degli appalti, eliminando anche i riti speciali piu` veloci come quello previsto per le opere gestite dai commissari straordinari.


Tutto e` uniformato con una serie di nuovi termini: 30 giorni per impugnare l`aggiudicazione; 35 giorni per la sospensione del contratto: Se la gara e` contestata, tutto si blocca fino alla pubblicazione della sentenza di primo grado o, se richiesto, del provvedimento cautelare definitivo. Secondo la relazione illustrativa, con questa riorganizzazione degli appalti le liti dovrebbero concludersi, nella migliore delle ipotesi, entro 82 giorni; nei casi piu` complessi - tra ricorsi incidentali, repliche delle parti e istruttorie - potrebbero passare piu` di sette mesi (222 giorni).

 

Fonte: Ance.it

 


 
 
 
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